Napoli, Plebiscito. Foto di Michela Romano

NAPOLI. L’eco del devastante terremoto in Myanmar ha risvegliato paure e nervosismo.

Per una città che convive da sempre con la fragilità del suo territorio, una terra che trema, anche se per motivi differenti (bradisismo e terremoto hanno origini differenti, ma la sostanza purtroppo non cambia) e sebbene all’altro capo del mondo, significa tornare a pensare (semmai qualcuno fosse riuscito a non farlo più) a quando, solo tre settimane fa, i Campi Flegrei hanno “tuonato” forte, durante questo interminabile sciame sismico che da troppo mette a dura prova i nostri nervi.

Mi includo anch’io nell’irrequietezza generale che attanaglia e, in molti casi, indispettisce, in quanto adottata da ormai 30 anni da questa splendida città. Nonostante le scosse  sembrino essersi attenuate, l’incertezza regna sovrana. “Quanto durerà questa quiete apparente?” si chiedono in molti. La paura di un nuovo sisma, più forte e devastante è palpabile.

Spaccanapoli

L’ultima scossa forte l’abbiamo sentita distintamente anche in centro e non è stato affatto piacevole “dondolare” per una manciata di secondi, che a noi sono sembrati un’eternità. Il telefono ha iniziato a trillare e, di comune accordo con Alessia del piano di sotto, abbiamo deciso di preparare un piccolo zaino con un cambio da tenere pronto.

Ho poi imposto (era notte fonda) alle mie coinquiline di togliersi il pigiama e tornare a letto indossando un leggins e una felpa, in modo da essere pronte a correre in strada qualora si fossero verificate altre scosse.

Napoli in divenire, olio su tela di Ferdinando Russo

Pozzuoli e dintorni

Non lontano da noi c’è l’epicentro del bradisismo e lì è tutta un’altra cosa: gente che da mesi non rientra a casa, che vive una vita a metà, sospesa tra il fatalismo tutto partenopeo del “Nun succede ca nun succede, ma si succede…!” e la voglia di ritornare alla normalità.

Ho chiesto a qualche amico che risiede in zona rossa di raccontare lo stato d’animo, le preoccupazioni e le paure.

Raffaella vive da sola a Bacoli: mi racconta che non ci si abitua mai, che a ogni scossa, seppur di piccola intensità, il cuore aumenta i battiti e sale l’ansia. Il suo palazzo non ha avuto problemi , ma mi ha svelato che da mesi dorme in tuta, con un borsone vicino alla porta.

Anche Vito vive a Bacoli da poco. La sua è stata una scelta consapevole e di paura lui dice di non averne affatto. Il suo è un palazzo costruito secondo le regole antisismiche dove lui si trova molto bene.

Mi parla dell’ultima scossa, quella forte, quella che fin a mò ha spaventato più di tutte.

Dormiva e non si è accorto di niente. L’indomani ha trovato sul telefono un sacco di messaggi (c’era anche il mio) e di telefonate e ha intuito che qualcosa fosse successo. Quando mi ha richiamato, ridendo, mi ha raccontato di come i suoi nuovi vicini di casa lo guardino sempre in modo strano. Da quando si è trasferito, in effetti, di scosse ce ne sono state tante, ma lui non si è mai affacciato al balcone e non è mai sceso in strada come loro.

Il suo dubbio è: “Mi avranno preso per un matto, o per un supereroe?”

Insomma, tra una risata e nu penziero brutto, sono secoli che il popolo napoletano riesce a sdrammatizzare, guidato dall’unica legge che conosce, quella del “Adda passà a nuttata!

D’altronde, se così non fosse, Napoli non sarebbe Napule.

stampa

di Marianna Addesso

Condividi
Potrebbe anche interessarti

Cinquant’anni fa, l’ultimo saluto di Eboli a Carlo Levi

di Vito Pindozzi Il 25 gennaio 1975, la città di Eboli visse…
Condividi

Salerno domani su Rai 1 ad Azzurro storie di mare con la Banca Monte Pruno

Dopo il grande successo delle prime due puntate, continua il viaggio di…
Condividi