Dalla speranza al disinganno, Giovanni Tarantino racconta la lotta di Eboli per la FIAT

“Tra cronaca e storia” di Giovanni Tarantino è un grido che si fa parola scritta, parola densa di senso, che cammina piano proprio come i cortei di Eboli del maggio 1974. Ma veniamo ai fatti, alle illusioni di progresso, alle speranze di lavoro per molti e al disinganno dello scippo.

Il bello é che l’autore è Giovanni Tarantino – testimone e voce narrante – scrive perché non può farne a meno. Perché quelle giornate di rabbia, dolore e speranza sono rimaste incise nella pelle. Era un ragazzo allora, uno studente. Ma aveva già occhi attenti, capaci di leggere non solo i titoli dei giornali, ma i volti della gente, le mani intrecciate, i silenzi duri. E le ingiustizie e la mala politica e la rabbia della Eboli onesta, delle persone perbene.

Il cuore della vicenda è una promessa tradita: uno stabilimento industriale, la FIAT, che doveva sorgere a Eboli. Un’opportunità di lavoro, di dignità, di futuro. Ma all’improvviso, senza troppe spiegazioni, la promessa fu ritirata. L’industria andò altrove, a Grottaminarda, in Irpinia. Una decisione calata dall’alto. Un inganno, un furto.

Lo scippo di De Mita, Eboli a mani vuote

Il nome di Ciriaco De Mita compare tra le righe, con il peso di chi può tutto. Anche avvicinare l’Università di Salerno ad Avellino. Giovane, ma già potente. Fece valere la sua influenza. Eboli restò a mani vuote. Il popolo, però, non tacque. Uscì in strada. Non con le armi, ma con la forza dei corpi, delle voci, dei passi. Non fu una rivolta violenta. Fu una resistenza civile.

Le quattro giornate di Eboli

 

Il libro Tra cronaca e storia di Giovanni Tarantino Il Saggio editore restituisce voce e dignità alle memorabili Quattro Giornate di Eboli, del maggio 1974, quando una comunità intera, sentendosi tradita, reagì con coraggio e compattezza. L’autore ci guida attraverso un racconto che intreccia memoria personale, cronaca giornalistica e contesto storico-politico, per documentare un momento cruciale nella storia del Mezzogiorno.

 

Il libro ricostruisce il clima di attesa e illusione creato dalla classe dirigente locale, in particolare dalla corrente scarlatana della Democrazia Cristiana, rappresentata dall’onorevole Vincenzo Scarlato, che aveva promosso la localizzazione FIAT a Eboli. Il tradimento avvertito dai cittadini giunge quando la decisione del CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) – sostenuta dal ministro dell’Industria Ciriaco De Mita – assegna lo stabilimento a Grottaminarda, in provincia di Avellino.

La città insorse

Per Eboli e il suo sindaco Isaia Bonavoglia (DC), fu uno schiaffo. La popolazione insorse: scioperi, barricate, blocchi ferroviari e stradali, occupazioni, con il sostegno compatto dei sindacati (CGIL, CISL, UIL) e di partiti come PCI, PSI e PSDI.

L’impegno del senatore Mario Vignola

Si distinse la figura del senatore Mario Vignola (PSI), protagonista di una delegazione che portò a Roma la voce degli ebolitani, insieme a rappresentanti locali come Carlo Mazzella (DC) e Giuseppe Manzione (PCI).

Il contesto storico

Il testo inquadra con chiarezza anche il contesto nazionale: l’Italia era a pochi giorni dal referendum sul divorzio, la tensione politica era altissima, e gli equilibri tra le correnti della DC – la demitiana e la scarlatana – pesavano sulle decisioni strategiche. Sullo sfondo, la figura di Amintore Fanfani, leader della DC tradizionale, e il presidente del Consiglio Mariano Rumor, destinatario dei telegrammi di protesta del Comune di Eboli.

Gli articoli de Il Mattino e La Stampa

Attraverso articoli de Il Mattino, La Stampa e altri giornali, l’autore restituisce la vitalità di quei giorni, ma anche l’amarezza di una “vittoria di Pirro”: alla fine, la FIAT non arrivò mai a Eboli, e le promesse restarono tali.

Testimonianza civile

Il libro è una testimonianza civile. Una denuncia del clientelismo, ma anche una celebrazione della mobilitazione popolare e dell’orgoglio di un territorio. Un’opera che andrebbe letta soprattutto dai giovani, per comprendere cosa significa partecipazione politica dal basso e per non dimenticare che anche una piccola città può far tremare il potere. Tra la folla c’erano politici che non tradirono. C’era Vincenzo Scarlato, deputato che credeva nel riscatto del Sud. C’erano consiglieri comunali che non si nascosero dietro le scrivanie, ma guidarono una delegazione a Roma. E c’erano gli operai, i sindacalisti, i commercianti, le donne, i ragazzi. Tutti insieme, per dire: “Eboli non è sola”.

Microstoria e grande storia

Il libro intreccia con delicatezza e intelligenza la piccola storia di una città alla grande storia d’Italia. Cita il referendum sul divorzio, la crisi energetica, le tensioni del dopoguerra. Ma lo fa con leggerezza, come chi accompagna il lettore, non lo sovrasta. Non ci sono proclami, non ci sono eroi. Solo uomini e donne che hanno avuto il coraggio di alzare la testa.

Il dovere della memoria

E poi c’è la malinconia. Quella sottile tristezza che accompagna chi sa che la memoria, spesso, viene sepolta sotto l’indifferenza. L’autore lo sa. E proprio per questo scrive. Perché non si dimentichi, perché non si cancelli, perché la dignità ha bisogno di essere ricordata. Questo libro va letto. Ma soprattutto, va ascoltato. Perché ha il ritmo delle scarpe sulla pietra, il suono di una campana che chiama, il respiro affannato di chi non vuole più subire.

L’ingiustizia sulla pelle

L’autore Giovanni Tarantino sa che non si tratta solo di ricordare. Si tratta di sentire, con la pelle, con il cuore, con le viscere. È sa anche che la storia non è nei libri, è nei corpi e nelle anime. A Eboli i corpi e le anime nel maggio del ’74, camminarono. Uniti. Coraggiosi. Indimenticabili, ma furono sconfitti.

E se quel furto non ci fosse stato?

Restano gli interrogativi: cosa sarebbe accaduto se quel furto non ci fosse stato? Come sarebbe oggi Eboli?

 

Dalla speranza al disinganno, Giovanni Tarantino racconta la lotta di Eboli per la FIAT

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di Ornella Trotta

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