di Mariella Marchetti
La forza del progetto Europeo e del Manifesto di Ventotene. La storia di Ferruccio Parri, confinato politico a Vallo della Lucania
Quando Ferruccio Parri fu confinato a Vallo della Lucania e ospitato nella casa di mia nonna.
Il gravissimo oltraggio alla Storia avvenuto ieri alla Camera, offende il sacrificio dei tanti uomini che hanno lottato per la libertà, la democrazia e l’idea di un’ Europa unita e in pace.
Tra questi, vorrei ricordare Ferruccio Parri che fu mandato al confino dal regime fascista a Vallo della Lucania, dove fu ospitato a palazzo Stasi, nella casa di mia nonna paterna.
Mia nonna raccontava che Parri giunse nella loro casa nel 1931 insieme alla moglie Ester e al figlioletto Giorgio.
In un primo momento fu accolto con diffidenza, ma ciò a loro sembrò poca cosa in confronto al duro confino subito alle Eolie, poiché, come Parri ebbe più volte a dire, a Vallo la vita divenne meno complicata e con più possibilità di socializzare.
La presenza del mercato ortofrutticolo, ad esempio, sollevò la famiglia Parri dalla difficoltà di reperire beni di prima necessità, disagio che avevano patito durante il confino alle Eolie.
Il piccolo Giorgio che all’epoca aveva poco più di cinque anni, fu iscritto alle regie scuole elementari: presso l’attuale Direzione Didattica “Aldo Moro” è ancora custodita agli atti la sua pagella.
Giorgio Parri, raccontò che con l’esperienza del confino conobbero per la prima volta in modo profondo il Mezzogiorno d’Italia e il suo dramma storico e sociale e che al loro arrivo a Vallo della Lucania trovarono un’estrema povertà materiale alla quale faceva da contrappasso un’ estrema ricchezza spirituale.
A differenza di Lipari, dove c’erano tanti confinati e la sorveglianza era “atroce e feroce”, a Vallo riuscirono ad integrarsi e la vita cambiò in meglio.
La sorveglianza fu affidata al podestà, l’avvocato Luigi Scarpa de Masellis, che con i Parri si comportò da vero galantuomo, poiché si occupò di trovare loro un alloggio dignitoso e quanto fosse di primaria necessità per la famiglia.
Nonostante la loro condizione di confinati, i Parri furono considerati dalla popolazione come ospiti illustri, al punto che già nel 1945 il Comune di Vallo della Lucania conferì a Ferruccio Parri la cittadinanza onoraria.
Durante l’estate del 1932, accadde però uno spiacevole episodio: alla famiglia Parri fu accordato il permesso di recarsi al Santuario del Monte Gelbison.
I regi carabinieri, che lo seguivano in ogni suo spostamento, avevano avuto ordine dalle autorità superiori di mettere i ceppi alle mani del confinato, ma Parri si oppose con fierezza, fin quando i carabinieri, contravvenendo all’ordine ricevuto, riconobbero che fosse di estrema indecenza ammanettare una persona perbene, tra l’altro alla presenza di un bambino di sette anni.
Parri salì sul Monte Sacro senza manette ai polsi.
Parri, sebbene fosse professore di letteratura, nella casa di mia nonna impiegò il lungo tempo del confino anche impartendo lezioni private.
Si racconta che dispensò anche lezioni di matematica a studenti liceali, il che dimostra quanto eclettica fosse la sua cultura.
Il professore Giuseppe Stifano di Moio della Civitella, in un articolo del 1995 pubblicato dalla rivista “Il Parco”, ricordava che da bambino conobbe Parri: seguito da due gendarmi che non lo perdevano mai di vista, egli sovente saliva da Vallo della Lucania verso la collina della Civitella per fare visita a suo padre, un agricoltore che ebbe la fortuna di apprendere da lui lezioni di viticoltura e di enologia, come la pigiatura delle uve prima di effettuare la vendemmia, e il controllo della fermentazione del mosto:”Fu grazie ai suggerimenti di Parri che mio padre acquistò un mostimetro che gli consentiva di poter misurare il grado zuccherino delle uve effettuando la vendemmia quando le uve raggiungevano i 23 gradi, così da poter produrre un vino con una gradazione di circa 13 gradi”.
Seguendo questi ed altri consigli, il signor Stifano produsse un vino di eccezionale qualità che fu apprezzato e acquistato da commercianti lombardi e piemontesi.
Parri verrà liberato nel novembre del 1932 ma resterà ancora per alcuni mesi a Vallo della Lucania da dove partirà solo nella primavera successiva per continuare la sua lotta per la libertà.
Quando terminò questa battaglia che lo aveva impegnato per tutti gli anni della giovinezza, ne ingaggiò un’altra altrettanto strenua, avvicinandosi progressivamente alle posizioni di Spinelli e del Manifesto di Ventotene, dedicandosi a partire dal 1946 alla costruzione di un’ Europa unita.
Era il 1981 quando morì a Roma.
Le sue spoglie vennero traslate presso il cimitero monumentale di Staglieno a Genova, non lontano – caso sorprendente – dalla tomba di Giuseppe Mazzini.
La forza del progetto Europeo e del Manifesto di Ventotene. La storia di Ferruccio Parri, confinato politico a Vallo della Lucania
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