CAMPAGNA. Un interessante corso di formazione giornalistica si è tenuto ieri, 10 marzo, a Campagna.
Promosso dall’Ordine dei Giornalisti della Campania e dall’appena nata sezione Sele dell’Associazione Giornalisti Vallo di Diano , il corso ha evidenziato, grazie alle esaustive esposizioni fatte dai relatori, quanto importante sia la libertà di espressione in ogni sua forma.
Focus principale dell’evento è stato la qualità dell’informazione unito al giornalismo d’inchiesta, due pilastri fondamentali per un’informazione libera e responsabile.
Moderatore del corso: Rocco Colombo, presidente dell’AGV (Associazione Giornalisti Vallo di Diano).
Ad aprire i lavori con i saluti istituzionali: la direttrice di questa testata e responsabile della sezione Sele Ornella Trotta, il presidente dell’ODG Campania Ottavio Lucarelli, il sindaco di Campagna Biagio Luongo, Giovanni Caggiano presidente della Comunità Montana “Sele-Tanagro”, Tommaso Pellegrino presidente del Premio giornalistico “Orchidea d’Argento” e l’ex dirigente di pubblica sicurezza Pasquale Errico.
Relatori: i giornalisti Mariano Ragusa e Eduardo Scotti e Paolo Itri, PM e scrittore.
Fondamentale nel giornalismo d’inchiesta, il rapporto tra giornalista e magistrato che negli anni ha subìto contraccolpi notevoli a causa di una serie di fattori. La necessità di garantire la trasparenza e l’accesso alle informazioni, in effetti, spesso è andata scontrandosi con il segreto istruttorio e la tutela delle indagini in corso. In questo contesto, la collaborazione tra le parti diventa cruciale per garantire un’informazione corretta e responsabile.
La mancanza di chiarezza sulle regole che disciplinano l’accesso alle informazioni, la difficoltà nel conciliare la libertà di stampa con il segreto istruttorio e la tutela della privacy, sono solo alcuni dei nodi da sciogliere.
Metodologia, mission, doveri e cultura della stampa rimangono passaggi chiave; ma se un tempo venivano adottati in toto, oggi sembra vadano scomparendo; questo anche a causa delle modifiche legislative sulla comunicazione atte a imbavagliare più che a tutelare.
Va da sé che in un momento storico in cui l’editoria si scontra con la politica e diviene imprenditoria, la qualità dell’informazione tende ad abbassarsi notevolmente, creando occasioni di autocensura che il professionista deve forzatamente utilizzare.
Il futuro del giornalismo d’inchiesta si trova dunque a un bivio.
È fondamentale che i giornalisti riscoprano l’etica e la deontologia professionale, ricostruendo quella collaborazione a due sensi con gli organi giudiziari e tornando a essere custodi della verità (di parte, mai assoluta). Solo così sarà possibile contrastare la deriva dell’informazione e garantire un futuro in cui il giornalismo d’inchiesta possa continuare a svolgere il suo ruolo cruciale nella società.
Troppo fragile è il bene comune chiamato informazione. Che la schiena torni a raddrizzarsi e che si torni ad indossare l’elmetto per poterla difendere come merita.
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