La nostra preghiera per Papa Francesco

La preghiera solitaria per tutti noi 

Ci sono immagini che restano impresse nella memoria come ferite aperte. Ricordiamo bene quel giorno, il 27 marzo del 2020. Il cielo grigio, la pioggia che batteva impietosa sul selciato bagnato di Piazza San Pietro. E lui, solo. Solo davanti al mondo, a pregare. A implorare misericordia, speranza, vita, mentre fuori da quelle mura antiche la morte si aggirava invisibile e spietata.

C’eravamo tutti, quel giorno, inchiodati davanti agli schermi, con il cuore in gola e il respiro corto, sentendoci piccoli e fragili come mai prima. E lui era lì per noi. Senza paura. Senza esitazione.

Ora è il nostro turno

Ora è il nostro turno. Ora siamo noi a dover pregare per lui, per quell’uomo che porta sulle spalle il peso della Storia, che continua a camminare anche quando il fiato si fa corto, anche quando le gambe tremano, anche quando il mondo sembra aver dimenticato il senso della compassione. Ha ottantasette anni, Papa Francesco, e negli occhi ancora la luce di chi crede, di chi non si arrende, di chi continua a indicare un orizzonte anche quando intorno c’è solo nebbia.

Ha scelto gli ultimi

Non è solo il Papa. È un uomo che ha scelto di stare dalla parte degli ultimi, degli scartati, di quelli che nessuno vuole vedere. È il pastore che rifiuta i troni dorati e preferisce camminare tra la gente, che parla con il cuore, che chiede pace mentre il mondo gioca con la guerra come fosse un passatempo qualunque. È l’unico che osa dire la verità, senza paura di scontentare i potenti, senza vergogna nel mostrare la sua fragilità.

Non importa se siamo credenti o se non lo siamo

E allora che almeno per una volta sia il mondo a raccogliersi in preghiera per lui. Non importa se siamo credenti o no, non importa se abbiamo fede o se la nostra spiritualità è fatta solo di silenzi e di domande. Importa il gesto, importa il pensiero, importa il soffio leggero di un desiderio buono che sale nel vento. Perché se c’è una cosa che dovremmo aver imparato, è che la gratitudine esiste. E che nulla è più ingiusto dell’indifferenza.

Preghiamo

Preghiamo, dunque. Perché possa avere ancora fiato per parlare, forza per camminare, speranza per credere che il mondo non sia ancora perduto.

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di Ornella Trotta

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