Cultura

A Napoli la presentazione del libro sui nove anni di “Quartieri di Vita”

Albert Camus sosteneva: «La cultura è l’urlo degli uomini in faccia al loro destino». Oggi il pensiero dello scrittore francese sintetizza in maniera chiara lo spirito di Quartieri di Vita. Life infected with Social Theater.

Il Festival di formazione e teatro sociale, ideato nel 2016 da Ruggero Cappuccio e finanziato dalla Regione Campania, è giunto quest’anno alla nona edizione.

 

La presentazione del libro sui nove anni di “Quartieri di Vita”

 

Per celebrare l’occasione è stato realizzato un volume speciale, che ripercorre i nove anni di vita del festival.

Il libro sarà presentato giovedì 9 gennaio, alle 17, presso le Gallerie d’Italia in via Toledo 177 a Napoli.

L’evento è parte della rassegna Libri e questioni di spettacolo, coordinata da Francesco Cotticelli, professore di “Discipline dello Spettacolo Teatrale” all’Università Federico II di Napoli.

All’incontro prenderanno parte anche il direttore artistico della Fondazione Campania dei Festival Ruggero Cappuccio e la direttrice del Goethe Institut Neapel Maria Carmen Morese.

Interverranno, inoltre, il professore Alessandro Pontremoli dell’Università degli Studi di Torino e il regista Christian Costa.

 

Il libro

 

Le 162 pagine della pubblicazione saranno l’occasione per riflettere sulle esperienze di teatro sociale nel mondo e sul modello proposto da Quartieri di Vita.

Realizzato dalla Fondazione Campania dei Festival, presieduta da Alessandro Barbano, il progetto ha coinvolto negli anni 35 artisti europei provenienti da 11 Paesi.

All’iniziativa hanno partecipato 55 associazioni e compagnie teatrali, che operano nelle periferie del territorio campano, 24 istituzioni e oltre mille cittadini.

Tra questi ultimi figurano numerosi adolescenti a rischio di dispersione scolastica e minori stranieri, ma anche donne vittime di violenza, detenuti, rifugiati e richiedenti asilo. Non mancano pazienti psichiatrici, diversamente abili e persone con problemi di dipendenza.

Tutti uomini e donne provenienti da contesti di marginalità sociale, in cui la frase di Camus riecheggia ancora più forte.

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di Mariana Cavallone

Mariana Cavallone

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