Categorie: Cultura

Qualità delle cure alle persone transgender, parla la professoressa Amelia Filippelli

 

di Angelo Andriuolo

 

Qualità delle cure alle persone transgender, parla la professoressa Amelia Filippelli

Oggi il Bello è al Ruggi D’ Aragona per parlare di medicina di genere con la Professoressa Amelia Filippelli, farmacologa e coordinatrice del primo ambulatorio di medicina di genere in Campania, operante proprio presso l’AOU di Salerno.

Laureata in medicina e chirurgia nel 1982, specializzazione in Farmacologia e Tossicologia (1986), Professore ordinario di Farmacologia, membro del consultorio direttivo della Società Italiana di Tossicologia, ma questa è solo una piccola parte del curriculum della professoressa Filippelli, che gentilmente, mi ha accolto nello studio per raccontare del suo impegno quotidiano per una medicina più inclusiva e consapevole.

“Questa sensibilità verso la medicina di genere nasce dal desiderio di assicurare alle persone transgender la stessa qualità delle cure garantita alle persone binarie. Vediamo ad esempio” spiega la Professoressa “come già tra uomini e donne vi siano sostanziali differenze in relazione alla qualità delle cure ricevute: le donne sono quelle che più spesso rinunciano alla prevenzione, dovendo districarsi tra il lavoro e l’accudimento dei figli (spesso totalmente a carico loro). Pensiamo anche a come si manifestano i sintomi dell’infarto miocardico: dolore toracico, nel caso dell’uomo, mentre, nel caso della donna, il dolore è localizzato alla bocca dello stomaco e viene perciò non di rado confuso con altre patologie meno gravi”.

Quali servizi offre l’ambulatorio ai pazienti?

“Per i pazienti è importante essere adeguatamente seguiti ed accompagnati nel loro percorso di transizione. Sono necessari attenti controlli per prevenire rischi cardiovascolari e oncologici ai quali i pazienti potrebbero essere soggetti dato l’utilizzo di farmaci a base di ormoni, che assumono in grandi quantità e per periodi di tempo prolungati. Questi test sono fondamentali essendo i farmaci prescritti per una indicazione terapeutica diversa da quella autorizzata (Off-label). Per poter seguire il paziente, supportarlo e permettergli di intraprendere il suo percorso cosciente dei rischi, il nostro ambulatorio è un centro supportato da specialisti di varie branche, organizzato secondo il modello Hub&Spoke.”

Perché è necessario un ambulatorio specifico? 

“Consideri che dal momento in cui una donna ha affrontato la transizione non verrà più contattata per i pap-test o la mammografia, essendo iscritta all’ anagrafe come uomo. Come può immaginare, vale lo stesso per le donne trans che non vengono contattate per gli esami alla prostata. Questo avviene anche quando si parla di mastoplastica: Per il paziente è una questione di salute e di benessere psicofisico, ma questo tipo diprestazione non è erogata dal Servizio Sanitario Nazionale dato che viene etichettata come intervento estetico. L’ ambulatorio, quindi, si occupa di erogare loro tutti gli atti medici necessari che non verrebbero garantiti per le ragioni che ho appena spiegato.” 

La Professoressa, che è anche coordinatrice del tavolo tecnico della regione Campania per la medicina di genere, mette l’accento sull’ importanza della comprensione e dell’inclusione, che è per lei il vero problema.

“Oggi vi è ancora tanta ignoranza e disinformazione su transessualità e disforia di genere, cosa che genera discriminazione verso le persone trans in tantissimi ambiti: Il solo dover entrare in un bagno pubblico può rappresentare motivo di ansia e diventare qualcosa di davvero complesso. Questo ordine di considerazioni costituisce la ragion d’essere del nostro ambulatorio. Fornire al paziente un luogo in cui potersi sentire sereni e compresi ha già di per sé un effetto terapeutico sul paziente ed è un presupposto imprescindibile per un’efficace risposta alle terapie. Anche per questo il Tavolo Tecnico si impegna nel promuovere iniziative volte ad informare e sensibilizzare sul tema”.

 

Ho salutato la Professoressa alla fine della chiacchierata con la convinzione che la sua iniziativa per portare avanti una medicina più inclusiva, aprirà la strada verso una maggiore consapevolezza per le tematiche di genere, anche al di fuori dell’ambito ospedaliero. La dedizione e la passione sono evidenti nelle parole di Amelia Filipelli, ma soprattutto nell’ impegno e nella scienza che essa profonde ogni giorno in questa iniziativa, nata dal cuore di chi vive la sua professione come una missione al servizio degli altri.

 

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