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Educazione Sicurezza Donna, quando la difesa personale passa anche dalla prevenzione. Intervista alla coach Patrizia Mostacchi

In tarda serata Maria (nome di fantasia) si ritrova a passeggiare in una zona che non conosce. Vuole svagarsi un po’ dopo una stressante giornata di lavoro.

È buio e non ha con sé il suo spray al peperoncino. Inizia a pensare: «e se mi accadesse qualcosa? Se dovessi cadere nel fiume, chi mi salverebbe?».

Comincia a guardarsi intorno, immagina e trova una possibile via di fuga. Quindi decide saggiamente di tornare a casa.

Maria non è paranoica, ma si è instaurato in lei un meccanismo di preallerta. Come ci è riuscita?

Ce lo spiega Patrizia Mostacchi, istruttore di difesa personale e coach del benessere.

 

Patrizia Mostacchi

Dal krav maga alle convention informative, Patrizia Mostacchi ci racconta la sua esperienza

 

 

Patrizia, come si è avvicinata al campo della difesa personale?

 

«Nasco come istruttore di fitness e per diversi anni mi sono occupata del benessere delle persone in palestra. Ho quindi sentito l’esigenza di approfondire la tematica della difesa personale, attraverso il krav maga. Mi sono, quindi, specializzata nella sicurezza femminile e per più di 13 anni ho lavorato come istruttore di difesa personale presso un’associazione».

 

In cosa consiste il krav maga?

 

«Il krav maga è un metodo israeliano di difesa personale, adattato da militare a civile. Tutti possono praticarlo in quanto non richiede una particolare forza fisica o conoscenza delle arti marziali, ma lavora sul proprio istinto di sopravvivenza. Un esempio pratico? Se apriamo uno sportello alto della cucina e una pentola sta per cadere, istintivamente ci copriamo la testa. Poi abbassiamo le mani all’altezza del petto. Questo è un segnale universale di pace, ma è anche uno scudo».

 

Come si svolgono i corsi di difesa personale?

 

«Di corsi di autodifesa ce ne sono tanti. Io stessa ne tengo alcuni alle donne che hanno vissuto o vivono situazioni di violenza e devono difendersi fisicamente. Ma è importante capire che bisogna lavorare anche sulla prevenzione».

 

In che modo?

 

«A partire dai 14 anni noi donne prendiamo i mezzi pubblici o camminiamo da sole per strada. Spesso portiamo la borsa, le buste della spesa, teniamo per mano un bambino e al guinzaglio un animale domestico o, semplicemente, siamo distratte dai nostri pensieri. Il potenziale aggressore si accorge quando siamo distratte. Bisogna sempre guardarsi intorno».

 

È possibile individuare una situazione di pericolo prima che si verifichi?

 

«È quello che cerco di insegnare attraverso il progetto Educazione Sicurezza Donna. Alcune statistiche dimostrano che, nel 90 per cento dei casi, il potenziale aggressore desiste se la donna presa di mira si mostra attenta. Quindi, imparando a riconoscere i segnali di pericolo in strada o all’interno di relazioni malate, si potrebbero evitare casi di stalking, violenza e femminicidi».

 

Sto camminando per strada in una zona trafficata e mi si avvicina un motorino. Come posso evitare uno scippo?

 

«Se cammina con la borsetta indossata dal lato della strada, è più facile che sia vittima di uno scippo. Conviene indossarla dal lato del muro. Ancora, quando parliamo a telefono, tendiamo a girarci verso un angolo per sentire meglio, ma in questo modo non guardiamo più cosa c’è alle nostre spalle. Meglio appoggiarsi ad un muro o riattaccare».

 

Come funziona il progetto Educazione Sicurezza Donna?

 

«Il progetto si sviluppa attraverso convention informative, sia online che in presenza, e simulazioni in palestra o in location spaziose. Durante le simulazioni, ad esempio, si mostra la posizione da mantenere per non cadere quando veniamo strattonate o come fuggire anche quando indossiamo gonna stretta e tacchi alti. Ancora, si illustra come utilizzare lo spray al peperoncino, ottimo strumento di autodifesa».

 

 

E per quanto riguarda le convention?

«Analizziamo storie vere, anche attraverso le performance di attori, sulla base delle testimonianze di donne che si sono unite al progetto perché hanno vissuto determinate situazioni, ma sono ancora in fase di recupero».

 

Quali figure sono coinvolte nel progetto?

 

«Il progetto si avvale di diverse professionalità come avvocati, psicologi e coach emozionali, per dare sostegno alle donne anche nella fase di recupero post traumatico e un supporto legale quando già sussiste il reato di stalking».

 

Altre iniziative in programma?

 

«Educazione Sicurezza Donna è un progetto itinerante. Le convention in presenza si svolgono ad Arese e Lainate in provincia di Milano, ma ho avuto richieste anche da Ferrara, Bologna e dalle Marche. Fare rete è importante. Dove non posso esserci fisicamente propongo le sessioni online. Poi mi piacerebbe portare il progetto anche nelle scuole, a partire dalle medie».

 

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di Mariana Cavallone

Mariana Cavallone

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