ROMA. Si è tenuta ieri 29 ottobre 2024, a Roma, la presentazione del 34° Dossier Statistico Immigrazione a cura di IDOS, in collaborazione con Confronti e l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”.
Dopo 25 anni di ricerche statistiche, iniziate grazie alla Caritas e poi proseguiti con la costituzione di IDOS (nel 2004), Centro Studi e Ricerche che si occupa dello studio dell’immigrazione, primo dato rilevante è il numero abbastanza stabile di immigrati in Italia.
A fronte di 300 mln come dato globale, infatti, l’Italia si attesta al 4° posto in Europa per numero di immigrati. Ad oggi vivono nel nostro Paese 5 milioni e cento stranieri regolari.
Il professor Giuseppe Bea, collaboratore di IDOS attraverso il CREG (centro interdipartimentale dell’Università di Roma “Tor Vergata”), già dirigente CNA e esperto CNEL, ne spiega l’impatto sociale e culturale.
<< Sebbene ci sia stata una leggera flessione negli ultimi anni, – conferma il professo Bea – il numero di immigrati in Italia resta pressoché costante. Con i nostri 5 mln di regolari, ci attestiamo al 4° posto in Europa dopo Germania (ben 12 mln), Spagna e Francia.
A inizio 2023 i cittadini stranieri regolarmente
residenti nell’Ue sono 41,4 milioni (9,2% della
popolazione), di cui 14 milioni provenienti da Paesi
dell’Unione. Oltre i due terzi risiedono in Germania (12,3
milioni), Spagna (6,1 milioni), Francia (5,6 milioni) e Italia
(5,1 milioni). Considerando anche i nati all’estero e i
naturalizzati, le persone con background migratorio
salgono a 60 milioni. – dati ufficiali del Dossier
Stabile è anche, dal 2011, il numero di impiegati stranieri che si attesta intorno ai 2 mln e quello delle imprese gestite da immigrati (659 – settore commercio e artigianato su complessive 5.300).
Ciò sta a significare una flessione delle imprese italiane in favore di quelle rette da amministratori non autoctoni. Tuttavia, questo non deve essere fonte di scoramento. Al contrario, la presenza di queste nuove realtà sul nostro territorio, mantiene vivace il dinamismo che va perdendosi in termini di dirigenze locali>>.
Innegabile il forte impatto che deriva dalla mescolanza di diverse culture. Grazie all’immigrazione “controllata”, fin da piccoli ci si può confrontare con usi e tradizioni diverse dalle nostre e ciò crea un’apertura mentale difficilmente concepibile fino al secolo scorso.
Il professor Bea tiene a sottolineare quanto questo studio, che ormai va avanti da un quarto di secolo, sia basato essenzialmente su dati reali e pubblici. Nessuna dietrologia politica o strumentalizzazione ne può derivare.
Nella storia del dossier si presentano semplicemente i dati frutto di una ricerca dei maggior istituti (tipo ISTAT), o osservatori regionali. IDOS elabora tutti questi dati e tira fuori tutto ciò che è utile alla semplice conoscenza.
Di certo, se il discorso vira sullo stato delle carceri italiane, dove il dato di detenuti stranieri è forte, potrebbe nascere qualche speculazione atta a infondere timori infondati nella popolazione.
“Quello che è invece rilevante – prosegue il professor Bea – è il quadro statistico globale, privo di accentuazioni politiche, che ci dice dati alla mano che noi abbiamo bisogno degli immigrati. Sia socialmente, che culturalmente, ma anche che economicamente.
La popolazione straniera è a maggioranza giovane; in termini di costi complessivi e ricavi, perciò, il bilancio è totalmente a loro favore.
La spesa statale complessiva sarà sempre inferiore rispetto a quello che se ne ricava in termini di tasse pagate (saldo positivo di 3 mld). Senza contare che, essendoci ancora “pochi anziani”, esistono pochi pensionati immigrati e quasi nessuno che percepisce sussidi di accompagnamento o altri tipi di aiuti contributivi.
Concludendo, il fenomeno dell’immigrazione è un fenomeno che può solo essere d’ausilio, a vari livelli, al Paese ospitante”.
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