Giffoni Film Festival

Gubitosi scrive al ministro Sangiuliano: «Dialoghi con Giffoni»

Claudio Gubitosi al ministro Sangiuliano: «Dialoghi con Giffoni e ci restituisca i fondi tagliati»

 

GIFFONI VALLE PIANA (SA). «Sono ritornato a Giffoni dopo la mia protesta silenziosa e rispettosa al Ministero della Cultura: due giorni durante i quali ho sentito la vicinanza di centinaia di migliaia di italiani, di giffoner, di uomini e donne, di rappresentanti dei partiti politici, di giornalisti e di tanta gente comune».

Si conclude con un nulla di fatto il sit-in, intrapreso da Claudio Gubitosi il 31 luglio e il 1°agosto scorsi davanti alla sede del Mic a Roma.

Il fondatore del Giffoni Film Festival, dopo aver cercato invano un colloquio con il ministro Sangiuliano, ha lasciato la capitale.

«Da qualche giorno, cerco di chiarire le motivazioni che mi hanno spinto a chiedere al ministro Sangiuliano dialogo e attenzione, purtroppo a volte si mischiano le acque e si tende a riportare su altre strade un argomento per noi vitale».

Ieri, in una lettera aperta, il patron della kermesse internazionale dedicata al cinema per ragazzi è tornato sui motivi della protesta.

 

Gubitosi al ministro Sangiuliano: «Ci restituisca i fondi tagliati»

 

Cerco di ribadirlo un’altra volta. Negli ultimi cinque anni, Giffoni ha ricevuto dal Ministero della Cultura un finanziamento annuo di 950mila euro, dopo di noi vengono sostenuti altri soggetti che non hanno mai superato i 250mila euro.

Ci sarà o no un motivo? Sono proprio queste ragioni che non si vogliono comprendere, perché il progetto Giffoni non ha nulla a che vedere con tutti gli altri festival.

Il ministro ha la facoltà di fare le scelte che vuole ma nei tempi dovuti, tra gennaio e febbraio, non far pubblicare quel bando che pone un tetto massimo di 400mila euro a due settimane dall’inizio di Giffoni.

Noi abbiamo già impegnato e speso tutte le risorse. Per il prossimo anno ci regoleremo di conseguenza.

 

Il patron del festival: «Consapevole di rappresentare milioni di italiani»

 

Certo è strano che l’esempio virtuoso di Giffoni debba essere tagliato per allinearsi. Sarebbe utile adesso fare un serio ragionamento su come e in che modo si promuove il cinema. Ma ci sarà tempo.

Sono  due anni che cerco di incontrare il ministro, non ci sono mai riuscito e certo non mi stupisce che lui non mi abbia voluto incontrare in questi due giorni romani.

Mi sembra molto imbarazzante che io debba spiegare che cos’è veramente Giffoni e come e in che modo esercita la sua funzione nella vita di milioni di ragazze e di ragazzi, nel contesto culturale italiano e internazionale.

 

 

Si è conclusa da qualche giorno la 54esima edizione, benché tormentata dalle varie criticità è stata certamente una delle più potenti in assoluto. Chi c’è stato non smette di elogiare e raccontare i momenti trascorsi tra migliaia di ragazzi.

E all’indomani dalla fine dell’evento sono stato costretto a prendere la decisione della protesta, da solo ma consapevole di rappresentare milioni di italiani, che amano e sostengono questa grande e unica idea.

 

Il supporto di giffoner, genitori e giornalisti

 

Mi confortano le decine di migliaia di post, commenti, reazioni che ho ricevuto. In pieno agosto.

Ho avuto modo di ascoltare i loro messaggi, struggenti, potenti, come ad esempio quelli di alcuni genitori che scrivono frasi come:

«Giffoni è un esempio per tutti. Se si potesse monetizzare la capacità di tenere 5000 ragazzi senza smartphone, per dieci giorni, avremmo assicurato il finanziamento a vita».

E ancora, le parole di un noto giornalista: «Il Giffoni Film Festival è cresciuto perché gli è stata dedicata la cura che si deve ai luoghi cari dell’infanzia.

E i ragazzi, in cambio, lo riempiono di magia. Ai “grandi” spetta il compito di preservare il festival così com’è; libero e figlio dei tempi.

Un patto semplice, che nonostante l’alternanza dei colori politici, le diverse visioni e le stagioni turbolente della nostra Repubblica, ha tenuto per oltre 50 anni.

Così i giovani giurati di un tempo sono diventati attori, sceneggiatori, agenti, registi, giornalisti ma soprattutto adulti migliori.

E anche se lo elogiano (e lo imitano) in mezzo mondo, oggi, dopo 54 edizioni il Festival è a rischio.

E non perché i ragazzi lo abbiano abbandonato, anzi, anche quest’anno ha registrato un’affluenza record. Giffoni è a rischio perché i “grandi” della politica di oggi, hanno deciso di non difenderlo più».

Oltre alle migliaia di voci dei giffoner: «Se non dovesse andare bene saremo con te Direttore, in prima linea a protestare perché Giffoni è un bene comune che non può e non deve finire».

 

Claudio Gubitosi: «La mia è un’azione politica»

 

La mia azione è indubbiamente politica e ringrazio quanti a vario titolo hanno voluto sostenerci, tra questi: il presidente Giuseppe Conte, i deputati Anna Laura Orrico e Gaetano Amato, l’onorevole Elisabetta Piccolotti, la senatrice Anna Bilotti e tutti quelli che hanno deciso di supportarci in queste ore, come i tantissimi altri rappresentanti di tutti gli schieramenti politici, compresi quelli dell’area di Centro Destra.

Mille volte ho detto che non ce l’ho con questo Governo e con i Partiti che lo sorreggono. Sono amico di tanti ministri e godo del privilegio della loro attenzione, ma il ministro Sangiuliano ha voluto colpire Giffoni solo perché, nel momento in cui si paventava l’ipotesi di non avere i fondi per il 2024, ho preso una posizione netta e chiara con la mia Regione e con il suo Presidente Vincenzo De Luca.

Alla fine una prima importante parte del finanziamento regionale ci è stata assegnata, ma Sangiuliano non solo ci ha tagliato i fondi, dimenticandosi che se oggi è successo quello di cui stiamo parlando è perché la Regione Campania ci ha sostenuto. Lui no. Questi sono i fatti.

 

Il messaggio: «Con la cultura non si fanno battaglie»

 

Devo stare zitto? Aspettare? Licenziare centinaia di persone? Chiudere un’azienda leader nel mondo? Distruggere l’economia di un territorio così faticosamente sviluppatasi in oltre mezzo secolo? Come lo spiego ai ragazzi? Forse avrebbe preferito far fare anche una brutta figura all’Italia nel mondo e noi ci siamo tutti sacrificati perché ciò non avvenisse.

È tempo quindi di ripensare al posizionamento di Giffoni nell’ambito dei fondi statali, per assicurare ancora di più stabilità, continuità, crescita e ulteriore sviluppo.

Più volte ho detto che con la cultura non si fanno battaglie e questo è il momento in cui le parti in causa sono chiamate a ragionare, a capire e a trovare intese. Quello che sto chiedendo al Ministro Sangiuliano da due anni.

Ho una vasta esperienza e ho visto quanta cattiveria è venuta fuori. La mia vita l’ho dedicata al mio paese, sollecitando una trasformazione strutturale imponente. Qui a Giffoni non c’era niente e ho lottato per avere la Cittadella del Cinema, poi la Multimedia Valley e tante importanti strutture capaci di contenere l’evoluzione culturale e progettuale.

Non c’è esempio di festival al mondo che possa presentarsi con dati, analisi, economie, occupazione, attività in Italia e all’estero.

E lo dico con la fierezza di chi sa di essere l’unico direttore e fondatore al mondo ancora in carica dopo 54 anni.

Non può essere una colpa essere bravi, né tantomeno che ho iniziato a soli 18 anni. Il mio compito oggi è ancora più forte: stabilizzare l’istituzione per i prossimi anni.

Sono consapevole che tutto questo è nel cuore degli italiani e di tante generazioni che ho cresciuto come un padre.

Chi non è stato a Giffoni non ha il diritto di parlare e questa dovrebbe essere una regola per tutti quelli che sparano a zero, senza sapere nemmeno cosa dicono. Sentire forte questa vicinanza mi spinge sempre di più ad andare avanti per il bene comune.

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di Mariana Cavallone

Mariana Cavallone

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