GIFFONI VALLE PIANA (SA). Giovanna Mezzogiorno torna a Giffoni e lo fa portando con sé una grande eredità: quella del padre Vittorio. «Un attore coraggioso», come lei stessa ama definirlo, e da sempre molto legato al festival del cinema per ragazzi.
La cittadina salernitana, infatti, ha ospitato più volte il Premio Vittorio Mezzogiorno, che il fondatore del festival, Claudio Gubitosi, promette di riportare a Giffoni.
L’attrice pluripremiata, ieri, nella quarta giornata della kermesse, ha ripercorso le tappe principali della sua carriera, dalle prime esperienze in teatro fino al cinema.
E ai giffoner in platea ha rivelato il suo più grande rimpianto. «Il mio papà non mi ha visto mai in scena, non ha potuto darmi tanti consigli e suggerimenti». Ma il suo «rigore maniacale» lo porta con sé in tutti i suoi lavori.
Formatasi a Parigi nel laboratorio teatrale di Peter Brook, Giovanna Mezzogiorno ha debuttato a cinema nel film Il viaggio della sposa, diretto da Sergio Rubini. È da questi che ha imparato «dove non andare e dove non mettere mani».
In seguito ha lavorato con numerosi registi italiani e internazionali. Tra questi Michele Placido che le ha insegnato «cosa vuol dire la memoria lunga», Gabriele Muccino, Ferzan Özpetek, Cristina Comencini, Wim Wenders e tanti altri.
Marco Bellocchio l’ha diretta, invece, nel film Vincere, per il quale ha ricevuto il prestigioso National Society of Film Critics Award come migliore attrice protagonista.
Successivamente l’attrice ha esordito come sceneggiatrice e regista con il cortometraggio Unfitting, presentato alla Festa del Cinema di Roma.
Il film, basato sulla sua esperienza personale, affronta il tema del body shaming in chiave ironica.
«Ho due figli adolescenti a cui dico che non bisognerebbe farsi condizionare dal giudizio altrui, soprattutto sul nostro aspetto fisico».
Ciò vale soprattutto per le giovani donne. In un momento storico in cui si parla tanto di empowerment femminile è, infatti, ancora molto difficile sfuggire ai pregiudizi estetici.
Per l’attrice romana è molto duro scoprire che spesso conti di più la bellezza che il talento. «Però è una scoperta interessante. Una volta che lo sai, lo sai».
Più di recente la Mezzogiorno si è misurata anche con il ruolo di scrittrice. Attualmente sta promuovendo, infatti, il libro Ti racconto il mio cinema, edito da Mondadori. Una raccolta di esperienze e di curiosità sul mondo del cinema, rivolta soprattutto ai giovani.
E proprio a loro, ai più ambiziosi, si rivolge in chiusura: «Io non sono il mio personaggio quando sono fuori dalla scena».
Sul set, invece, non porta mai il cellulare: «Bisogna stare concentrati quando si lavora. Il momento del ciak è luce».
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