Scivola al 46esimo posto nella classifica mondiale sulla libertà di stampa l’Italia di Giorgia Meloni, perdendo ben cinque posizioni rispetto allo scorso anno.
Sono i dati diffusi questa mattina da Reporters Sans Frontières, l’organizzazione internazionale in prima linea nella difesa della libertà d’informazione.
La non profit, consulente delle Nazioni Unite, ha reso noto il suo annuale World Press Freedom Index in occasione della Giornata mondiale della libertà di stampa.
La Giornata mondiale della libertà di stampa è stata istituita nel dicembre del 1993 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.
La data del 3 maggio coincide con l’anniversario della Dichiarazione di Windhoek sul pluralismo e l’indipendenza dei media africani.
L’edizione 2024 è dedicata all’importanza del giornalismo nel contesto dell’attuale crisi ambientale.
Ogni anno Reporter Senza Frontiere pubblica proprio in questa occasione l’Indice mondiale della libertà di stampa.
Il World Press Freedom Index misura lo stato della libertà di stampa in 180 Paesi, assegnando ad ognuno un punteggio compreso tra 0 e 100, dove 100 rappresenta il più alto livello possibile di libertà di stampa e 0 il più basso.
La libertà di stampa è considerata “buona” nei Paesi che ottengono un punteggio da 85 a 100 e “molto seria” in quelli che non riescono a superare i 40 punti.
Per quanto riguarda le posizioni intermedie, il range 70-85 indica una situazione “soddisfacente”, 55-70 “problematica” e 40-55 “difficile”.
Il punteggio viene valutato sulla base di cinque indicatori: contesto politico, quadro giuridico, contesto economico, contesto socioculturale e sicurezza.
L’edizione 2024 del report fotografa una situazione allarmante in tutto il mondo.
Secondo Rsf «la libertà di stampa minacciata proprio da coloro che dovrebbero esserne garanti», vale a dire le autorità politiche.
Dei cinque indicatori utilizzati per stilare la classifica, infatti, quello politico ha registrato il calo maggiore: ben 7,6 punti in meno rispetto allo scorso anno.
Nonostante l’adozione della prima legge sulla libertà dei media e le prime tre posizioni dell’indice, occupate da Norvegia, Danimarca e Svezia, questa «pressione tossica» non ha lasciato indenne nemmeno l’Unione Europea.
In diversi Paesi del Vecchio Continente, infatti, «i politici stanno cercando di ridurre lo spazio per il giornalismo indipendente» sulla scia di un processo di “orbanizzazione” partito dall’Est.
In linea con questa pericolosa tendenza figurano il primo ministro ungherese, Viktor Orban, e lo slovacco, Robert Fico.
I tre Paesi europei in cui la libertà di stampa è messa più a dura prova sono Grecia, Malta e Ungheria.
Scende anche l’Italia che, con un punteggio totale di 69.8, si sposta da una situazione “soddisfacente” a una “problematica”.
Clicca qui per l’indice completo.
Secondo il dossier di Reporter Senza Frontiere la libertà di stampa in Italia continua ad essere minacciata dalle organizzazioni mafiose.
Diversi sono, inoltre, i tentativi di ostacolare l’attività dei giornalisti che si occupano di cronaca nera e giudiziaria attraverso una “legge bavaglio”, sostenuta dalla coalizione di governo.
Ad aggravare la situazione si aggiungono le cosiddette procedure SLAPP (Strategic Lawsuits Against Public Participation).
Si tratta di azioni legali intentate contro giornalisti e difensori dei diritti umani per impedire loro di informare i cittadini su questioni di interesse pubblico.
Non va sottovalutata, infine, la tendenza di molti giornalisti italiani all’autocensura.
Ciò accade sia per conformarsi alla linea editoriale della testata per cui lavorano sia per evitare cause per diffamazione o altre azioni legali.
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