Aldo Moro, fonte Wikipedia
di Egidio Marchetti
Il 16 marzo 1978 Aldo Moro veniva rapito, dopo 55 giorni di prigionia fu ucciso dai brigatisti.
Si compiva così una delle più grandi sconfitte nazionali, dai risvolti umani e politici tragici.
Dove il Governo Italiano, guidato dalla Democrazia Cristiana e supportato dal PCI, pesantemente condizionato dagli Usa, manifestò tutta la sua incapacità, l’arrendevolezza, la doppiezza ed il cinismo, abbandonando al proprio destino uno dei figli migliori della nostra Repubblica.
In nome di un’inconfessabile sudditanza, ci si nascose dietro l’ipocrita fermezza della ragion di Stato. Mai perseguita, prima e dopo, con terroristi, camorristi e mafiosi.
Anche il Vaticano fu ostacolato nei tentativi di aprire una trattativa, dalla sommatoria di interessi contrari.
Paradossalmente , gli unici a tentare di rompere questo muro furono i suoi avversari politici: Craxi e Pannella che, pur essendo contrari al compromesso storico, si prodigarono non poco per una soluzione umanitaria e per una trattativa.
Alla fine anche Amintore Fanfani, storico rivale di Moro, ruppe gli indugi convocando la Direzione Nazionale della DC per aprire uno spiraglio. Troppo tardi, in quanto nella stessa giornata Moro venne ucciso.
Tutti gli altri restarono colpevolmente o dolosamente a guardare, in attesa che si compisse il rito sacrificale.
Fino ad oggi sono stati assicurati alla giustizia i soli esecutori materiali.
Sui mandanti e sui complici, non é stata fatta ancora luce.
E, fino a quando questo Paese non farà i conti con il proprio passato, non potrà mai camminare a testa alta, né avere una coscienza pulita, né credere di avere una piena sovranità
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