Tatiana e Andra Bucci, ecco come ci salvammo dai nazisti
di Caterina Sacco
MILANO Tatiana e Andra Bucci, le sorelle Bucci, il 27 gennaio, giornata della memoria, hanno incontrato gli studenti milanesi presso l’ Auditorium di Largo Mahler.
Le sorelle Tatiana e Andra Bucci sono le testimoni della Shoah.
La loro storia è nota. Scambiate per gemelle, vennero tenute in vita per fungere da cavie per gli esperimenti medici condotti dal dottor Josef Mengele, sarà stato questo il motivo per cui sono rimaste in vita.
“Abbiamo avuto la fortuna di essere state scambiate per gemelle” più volte lo ripete Tatiana.
Di fatto non sono gemelle, entrambe nate a Fiume, Tatiana nel 1937 e Andra nel 1939.
“L’incontro con gli studenti è utile perché le giovani generazioni devono sapere, ma non per seminare odio” con queste parole Tatiana introduce la conferenza.
La delicatezza e l’attenzione per il giovane uditorio ha caratterizzato l’intera conferenza.
Le due sorelle si sono alternate nel raccontare quello che hanno vissuto: il giorno in cui sono state prelevate con l’intera famiglia dalla loro casa.
La notte del 28 marzo 1944 le bambine vengono svegliate dalla mamma vestite in fretta senza spiegazione.
Ma di quella confusione e agitazione conservano il ricordo chiaro della nonna Rosa: “Mia nonna Rosa, inginocchiata davanti al capo nazista, lo implorava di lasciare noi bambini”.
E poi ancora momenti come l’arrivo a Birkenau.
I bambini non venivano risparmiati alla morte, tranne i gemelli o coloro che presentavano tratti genetici particolari.
Queste vite umane erano le cavie, su cui fare esperimenti.
Le sorelle Bucci sono entrate a fa parte dei cosiddetti Bambini di Mengelle.
I bambini vittime medio che utilizzava i gemelli per esperimenti.
Dieci mesi in quell’inferno.
“Veniva una persona a prendere i bambini e poi questi non tornavano indietro.”
“Di tanto in tanto, riuscivamo a vedere la nostra mamma”
“E in quell’inferno ci siamo rese conto di essere ebree”
“Il 29 novembre 1944 è stato un giorno significativo, racconta Tatiana.
Una boclova, una delle donne che li sorvegliavano, ci aveva avvertite di dire di no alla proposta che ci avrebbero fatto di lì a poco.
“Rifiutate la possibilità di incontrare la mamma. Senza darne la motivazione.
Lo dicemmo a nostro cugino Sergio De Simone che invece davanti a questa offerta accettò, insieme ad altri 19 bambini.”
Questi bambini furono le cavie per esperimenti indicibili.
Dei tremila bambini gemelli deportati a Birkenau, nel gennaio 1945 erano vivi solo 200. Le uniche italiane furono le sorelle Bucci.
Trascorreranno un anno in un orfanatrofio prima a Parga e poi in Inghilterra.
Lì scopriranno che i genitori erano vivi e le stavano cercando.
E chiudono: “Nonostante tutto la vita è bella”.
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