Categorie: Politica

Il civismo rinasce a Reggio Emilia, appuntamento il 30 settembre

 

di Giuseppe Bea

 

 

 

Si parla e si scrive molto, in questi ultimi tempi, di civismo. Quasi una parole magica, una formula alchemica ,apparentemente risolutiva della crisi di idee , di contenuti, direi ancor di più di pensiero, della politica in generale.

Dunque c’è un deficit di credibilità dei partiti che sono i fautori delle politiche, almeno sulla carta costituzionale, com’è consuetudine nello schema del discorso pubblico e della costruzione ideale della società civile, economica, culturale del Paese.

Certo è, che il civismo, come spesso si declina, può sfuggire ad una precisa definizione, può assumere in se, tutto il bene e il male, il vero ed il falso cioè contenere tutto ed il suo contrario.

PMa se, ripercorriamo la storia del civismo in Italia e addirittura ci rifacciamo alla cultura dell’antica Roma e alla etimologia del termine, come la concepivano i romani, comprendiamo come il senso del Civis sia qualcosa di alto e nobile, che difronte al declino della politica politicante e all’eclisse dei partiti, è un ritorno ad un concetto che racchiude in sé l’essere stesso del cittadino, cioè l’alta concezione dei propri doveri, che prevale sulla ricerca del proprio “particulare” benessere, per quello comune.

Significa in fine darsi regole e rispettarle, generare patti e sottoscriverli, costruire in sostanza quelle regole che consentano di vivere insieme agli altri, avere la coscienza dei proprii doveri dettata dal riconoscimento e dal rispetto dei diritti degli altri, tutelare e aver cura e rispetto degli spazi e dei beni comuni pubblici al pari di quelli privati.

Non a caso, la derivazione di Civis è civiltà cioè l’organizzazione della vita materiale e spirituale della società, della comunità, del popolo, così come inteso nelle società moderne, con un patto sociale e di convivenza che forma la coscienza civile. Partendo quindi da queste brevi considerazioni, su cos’è o dovrebbe essere il civismo , dovremmo ora dire cosa siamo e dove andiamo noi civici, che il 17 Giugno ultimo scorso, abbiamo deciso di far nascere la Federazione dei Civici Europei FCE, come somma dell’esperienza di oltre duecento realtà locali, per volontà dei tre soggetti fondatori : Alleanza civica del Nord, Alleanza civica dell’Italia Centrale, Mezzogiorno Federato.

Io credo, che noi civici, intanto dovremmo distinguerci con chiarezza e con un grande sforzo ideale e politico ancora maggiore a quanto fatto lodevolmente sino ad oggi, dal cosidetto civismo” cattivo” cioè da quel mondo di liste civiche, che altro non sono che appendici dei partiti, quando non di singoli esponenti o correnti e sottocorrenti degli stessi, in poche parole costruzioni “ascare” della cattiva politica.

Per distinguerci bisogna, a mio avviso, costruire e stimolare una progettualità dal basso però con un raccordo nazionale e questo è il senso e la funzione di FCE, dando sostanza alle tantissime iniziative di cittadini e di gruppi organizzati sui territori che pongono al centro delle loro iniziative: il lavoro, la giustizia sociale, la democrazia economica, la sanità, l’ambiente, la cultura e la bellezza, la scuola e l’educazione.

A questi temi aggiungerei, ed è un tema nazionale, l’economia negli aspetti dello sviluppo, della produttività, della concorrenza e delle politiche industriali con un occhio non ideologico, anche al sistema delle imprese private piccole medie e grandi, e ai meccanismi di inclusione di questa immigrazione che sempre più determinerà e a volte condizionerà le politiche nazionali e non solo.

Anche i temi istituzionali dovranno essere centrali nella proposta civica quale riforma dello stato e quali sistemi di rappresentanza. Tutto questo però, va modulato anche avendo chiaro il percorso politico che vogliamo che vogliamo fare, non solo in tema di alleanze sia locali che nazionali, basilari se vogliamo fare politica, ma soprattutto per i fini che vogliamo perseguire.

Dobbiamo dire prima di tutto che siamo Riformatori e per natura ci contrapponiamo dialetticamente e nelle scelte ai Conservatori e alla Sinistra Radicale.

E’ chiaro che nell’esperienza del socialismo riformista, abbiamo potuto imparare che riformatori e conservatori si possono annidare in tutti gli opposti schieramenti attraverso il vecchio schema “destra – sinistra”.

Quindi ci schieriamo sulle cose da fare, secondo i nostri programmi e secondo la nostra visione di bene comune e di Società che deve essere , inclusiva e partecipativa.

Le elezioni europee sono prossime, come alcune elezioni territoriali, le Regioni, Comuni e forse province.

Dobbiamo decidere se presentarici e come ,se ci presentiamo. Per tutto il sistema politico nazionale saranno, questa volta, il banco di prova delle politiche fino ad ora compiute e di quelle in divenire, che si misurano con il consenso e mai come questa volta, soprattutto le elezioni europee, avranno una valenza prettamente politica, ancora di più poichè si vota con un sistema proporzionale secco, ognuno con il proprio simbolo o con un apparentamento di più soggetti soprattutto per superare lo sbarramento al momento del 4%.

Un consenso che con il fenomeno preoccupante di un crescente astensionismo, frutto della cattiva politica e anche della finanziarizzazione del capitale industriale (ma questa è un’altra storia), rischia comunque di essere minoritario nel Paese.

Dobbiamo allora far sentire la nostra voce, arrivare alla pubblica opinione, sin dalle prossime iniziative e soprattutto con la prima riunione del Consiglio Nazionale a Reggio Emilia del 30 Settembre prossimo venturo.

Da Reggio Emilia deve uscire la nostra proposta sui temi precedentemente citati, anche alcuni tanto per iniziare e dovrà delinearsi il volto del civismo politico che noi rappresentiamo nelle proposte e nelle scelte politiche conseguenti, per gettare il seme della vera cultura civica nella Società, nel lavoro, nelle famiglie, nel rapporto con lo Stato, nei cosiddetti salotti buoni, e soprattutto a non elevare come virtù e come modello di successo da perseguire ma a condannare come disvalori l’individualismo sfrenato, la furbizia, il favoritismo, la slealtà, l’insofferenza alle regole, la prevaricazione verso i diritti degli altri, la cultura del raggirare le norme ,con la definizione dei limiti alle nostre azioni che sono posti dal patto di convivenza civile che si chiama Democrazia.

Questo seme se sapremo spargerlo bene, alla lunga produrrà sicuramente effetti e risultati collettivi importanti, rispetto ad una rappresentanza in crisi d’identità e non più tale, che non può più produrre quelsistema di valori dei quali ha bisogno la società sociale e politicaattuale.

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