Addio a Carmine Gonnella, il sindacalista del dialogo e della speranza
Se n’é andato stanotte Carmine Gonnella, il sindacalista del dialogo e della speranza.
Il sindacalista della scuola che non si rassegnava al modello capitalista e difendeva a denti stretti la scuola dei decreti delegati, della partecipazione democratica, delle decisioni dal basso.
Carmine Gonnella esponeva le sue ragioni con dolcezza e competenza: “La scuola-azienda non ci appartiene. La nostra scuola é pubblica”.
Tante le battaglie intraprese, tante le vittorie, ma sempre con il sorriso.
Ai tempi della legge 107 e della scellerata invenzione del “preside sceriffo” aveva lavorato con entusiasmo e passione, mai aggressiva, alla correzione di quella che considerava a ragione una stortura di certa parte della scuola.
Quando gli esposi le ragioni dei docenti contro il modello proposto in prima istanza dalla legge 107 volle ascoltarmi a lungo.
Carmine Gonnella era un uomo sensibile con la passione per il giardinaggio.
Amava i fiori e li curava con dedizione certosina.
Mi raccontò che una sola volta si era arrabbiato tanto, ma era rimasto in silenzio: quando il fratello per scherzo aveva reciso un ramo della bouganville del suo giardino terrazzo.
Con le amiche e gli amici di sempre aveva dato vita in piena pandemia all’associazione Dialogo, ente di promozione sociale, culturale e formativa, nato per “rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale che impediscono il pieno sviluppo della persona umana”.
Da uomo di sinistra “la rimozione degli ostacoli” era il suo cruccio e la sua ragione di vita.
Era il direttore campano dell’associazione Proteo Fare Sapere, ente di formazione per docenti, dirigenti scolastici, dirigenti tecnici e dirigenti dei servizi amministrativi.
Docente di lingue prima e dirigente scolastico poi, sindacalista, segretario provinciale della CGIL scuola per oltre venti anni e componente eletto del Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione.
Una vita al servizio della scuola italiana per dipanarne con testa e cuore le incongruenze.
Carmine trovava sempre la soluzione.
Cugino del mio papà, lo avevo conosciuto in età adulta.
Al bar di Serradarce riceveva ogni sabato mattina il mondo della scuola: docenti, personale ata, dirigenti scolastici, direttori amministrativi e tutto il mondo del precariato.
Ai tavolini di quel bar dispensava consigli, parole gentili e speranze mai vane.
Se lo diceva Carmine c’era da fidarsi.
Ma la sua vita si svolgeva lontano da Serradarce, la frazione di Campagna dov’era nato e dove vivono i suoi sei fratelli.
Salerno, prima di tutto e poi Roma, ai tavoli che contano.
Carmine Gonnella lascia un vuoto indelebile nella storia della scuola meridionale e nazionale.
A dicembre con l’associazione Dialogo aveva organizzato un convegno sulle disuguaglianze scolastiche, il dibattito era stato coordinato dalla presidente Caterina Gammaldi con lui avevano relazionato Giovanni Spalice, Peppe Raimondo, Gilda Ricci e Annarita Carrafiello.
Era intervenuto l’onorevole Franco Mari ed Enrico Panini, esperto di sistemi scolatici, aveva concluso i lavori.
Anche in quella occasione Carmine Gonnella aveva voluto denunziare la scuola “del libero mercato” e il fenomeno della dispersione scolastica, “malattia” che va curata da dentro, direttamente dalle autonomie scolastiche e non dal Terzo Settore.
Lascia la cara moglie Elena Proto, i figli Vincenzo, Amelia e Simona, i fratelli Mario, Alfredo e Gerardo, le sorelle Clelia, Lidia e Elena.
Il rito funebre si svolgerà domani alle ore 12.15 nella chiesa di Santa Maria ad Martyres in Salerno.
Alle ore 14.30 di domani riceverà l’ultimo saluto nella chiesa di Santa Maria del Buon Consiglio in Serradarce di Campagna.
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