NEW YORK. Sex and the city (SATC), l’iconica serie tv che, per la prima volta, parla di sesso da una prospettiva tutta al femminile, compie 25 anni.
Quattro amiche e un cocktail (il Cosmopolitan) che si confrontano sulle loro vite sentimentali e stavolta anche sessuali, infrangendo uno stupido tabù secondo cui solo gli uomini, in gruppo, avrebbero facoltà di discorrere in maniera nient’affatto velata delle loro performances a letto.
Una giornalista/scrittrice, una gallerista, un’avvocatessa e una PR sono le quattro protagoniste, a cui si aggiunge la scintillante isola di Manhattan, tentacolare, ma materna. È lei che accoglie confidenze e passioni senza mai giudicare, regalando libertà e joie de vivre. Circondata dal fiume Hudson, è la roccaforte ideale per delle principesse alle prese con rospi e draghi famelici.
Tratto dal romanzo semi autobiografico di Candace Bushnell, SATC ha rappresentato, in un contesto storico caratterizzato da nuova carica femminista, una voce forte in grado restituire alle donne una certa libertà di espressione su alcuni temi espliciti, fino a quel momento parte del politically “incorrect”.
Con i suoi scritti, la Bushnell è tra le precorritrici del cosiddetto chick lit, “espressione inglese con la quale si definisce un genere letterario emerso negli anni novanta e rappresentato da scrittrici soprattutto britanniche e statunitensi, che si rivolgono prevalentemente a un pubblico di donne giovani, single e in carriera” (fonte Wikipedia).
Il fatto che le rampanti trentenni in carriera non soffrano mai la competizione l’una verso l’altra, anzi siano sempre presenti e coese, porta di default verso il raggiungimento di un’amicizia pressoché totale, caratterizzata dal mettersi sempre al primo posto rispetto anche all’amore e al lavoro.
Le vere anime gemelle sono tre amiche per ognuna, e un eventuale compagno
è fortunato se arriva quarto.
Solo i protagonisti maschili che hanno compreso ed accettato questo modo di vivere sono rimasti accanto alle loro prescelte fino alla fine della serie e oltre.
Per il resto rimangono slalom tra storielle di una notte, senza senso, o l’impelagarsi in situazioni che non appena si rivelano troppo ingombranti, scatenano in Samantha, la più anziana e spregiudicata del gruppo, frasi divenute oramai simbolo, quali:
Ti amo, Richard…ma amo di più me stessa!
Non di solo sesso vive il telefilm. Nella serie si parla anche di problemi relativi all’infertilità, al cancro, alla menopausa, temi cruciali nella vita di una donna e che vengono vissuti senza imbarazzi o patemi d’animo incontrollati.
Anche questo ha portato SATC a diventare la bibbia della donna moderna ed emancipata. La delicatezza nell’affrontare certi contenuti, unita alla disinvoltura con la quale si parla di fellatio, rende il programma godibilissimo, ma mai superficiale.
Capitolo a parte quello relativo alla moda.
Tra la dolce Charlotte, la cinica Miranda, la disinibita Samantha e l’indecisa Carrie, è quest’ultima quella deputata a presentarsi al mondo “con indosso (letteralmente) la prima cosa pescata nell’armadio!”
L’unica cosa degna di nota negli outfit della Bradshaw sono le scarpe.
Grazie a lei nomi come Manolo Blahnhik, Jimmy Choo e Christian Louboutin sono entrati a far parte del vocabolario delle più accanite fashion victims.
Ma non chiedetele di più. Stiamo parlando di una tizia che è andata a sposarsi con un enorme volatile blu piazzato da un lato della testa e che poi si è pure lamentata di essere stata mollata sull’altare.
Approdato in Italia solo due anni dopo la prima messa in onda, il programma è rimasto relegato alla seconda serata di una rete minore.
Il timore referenziale verso certi temi non ne ha, però, inficiato il successo.
l due film usciti anni dopo la fine del serial sono stati acquistati dalla tv di stato e vengono regolarmente trasmessi anche in prime time.
Non si può negare che SATC sia stato e continui ad essere un punto di rottura con un passato da American dream ormai obsoleto.
Solo in Charlotte perdureranno, in più di una stagione, alcuni aspetti da tipica massaia Anni 50. Lei è l’unica che ancora crede nel principe azzurro, ma quando crederà di averlo finalmente trovato, dovrà rimettere tutta la sua vita in discussione.
ln questi giorni, a New York, tanti sono gli eventi per celebrare i 25 anni di SATC.
Per le ragazze della mia generazione ha rappresentato la libertà di poter “fare sesso come un uomo” e raccontarlo.
Siamo ancora molto lontani dal non considerare più il sesso (quando esso stesso non scade nella pornografia ça va sans dire) come innominabile, ma direi che forse siamo sulla strada giusta.
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