«Giace a letto fino a tardi il sole d’inverno, un dormiglione freddo e focoso; sbatte le palpebre solo per un’ora o due e poi, un’arancia rossa, tramonta di nuovo». Sono i versi di R.L. Stevenson, che introducono la notte più lunga dell’anno: il Solstizio d’inverno.
Il solstizio indica l’istante in cui il Sole raggiunge la sua massima declinazione. Ciò accade in due giorni dell’anno: il 21 giugno, quando il Sole ha la sua massima altezza nell’emisfero boreale e la minima nell’emisfero australe, e il 21 dicembre, quando accade il contrario.
Il termine deriva dal latino solstitium (da sol “sole” e stare “fermarsi”). Come spiega Marco Terenzio Varrone nel suo De Lingua Latina «al solstitium fu dato questo nome perché in quel giorno si aveva l’impressione che il sole si fermasse».
Nell’emisfero boreale il Solstizio d’inverno è conosciuto come il “giorno più corto dell’anno”, perché caratterizzato da un minor numero di ore di luce e da più ore di buio, ma in realtà l’evento astronomico non dura che un istante.
Quest’anno, in particolare, il Solstizio d’inverno cadrà alle ore 22:47 del 21 dicembre perché in quel preciso momento, il sole si troverà sopra il Tropico del Capricorno.
Il Circolo Polare Antartico sarà irradiato dai raggi solari, mentre il Circolo Polare Artico sarà al buio. Ciò vuol dire che nell’emisfero boreale il giorno durerà meno di 12 ore, in quello australe durerà più di 12 ore.
Ogni anno il solstizio d’inverno ritarda di circa 6 ore e si riallinea durante gli anni bisestili, ecco perché può verificarsi anche il 20 o il 22 dicembre.
Dopo il Solstizio d’inverno le giornate riprenderanno ad allungarsi fino al Solstizio d’estate, quando cominceranno ad accorciarsi. Una sorta di rivincita della luce sulle tenebre da cui derivano i tanti rituali legati all’evento astronomico.
Così nell’antica Roma, dal 17 al 23 dicembre, si celebravano i Saturnalia, cioè i giorni dedicati a Saturno, dio della semina. Un’altra celebrazione pagana legata al Solstizio d’inverno era la festa del Sol Invictus, cioè del Sole che rinasce diventando invincibile.
Nella tradizione germanica, invece, durante la festa di Yule, si accendevano falò come simbolo dell’aumento graduale delle ore di luce nei mesi successivi.
Vi è poi la tradizione legata al sito archeologico di Stonehenge, in Inghilterra, che nei giorni di solstizio appare perfettamente allineato al Sole. Da qui la convinzione che, in tempi antichi, il luogo fungesse da calendario astronomico.
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