Antonio Bassolino: “Ecco chi era Enrico Berlinguer”
Presentato ieri sera, nella sala convegni dell’Hotel Grazia di Eboli il libro di Gianfranco Nappi “Dedicato a Enrico Berlinguer”.
A discuterne con l’autore Antonio Manzo, Vincenzo Aita e Antonio Bassolino
Affollata platea per un evento politico e culturale che ha messo insieme memoria e futuro.
Tra i presenti anche il sindaco di Eboli Mario Conte.
“Il libro nasce dalla rivista Infiniti mondi – ha osservato Gianfranco Nappi e ha aggiunto – Berlinguer ci porta, ancora oggi, con piacere e con nostalgia a ragionare su di lui”.
Ha voluto ricordare Enrico Berlinguer anche Vincenzo Aita:
“Parlare stasera di Enrico Berlinguer significa ricordare l’uomo che ha saputo leggere il futuro. Sulle tracce di Enrico Berlinguer andiamo oggi alla ricerca di una nuova identità, per questa ragione chiedo ad Antonio Bassolino se è possibile aprire a Eboli una sezione della fondazione Sudd”.
Aprire una sede della Fondazione Sudd a Eboli vuol dire aprire una sede di dialogo e di confronto civico e sociale sui temi da sempre cari alla sinistra.
“Berlinguer, forse, non ha portato a compimento il progetto evolutivo del Partito Comunista Italiano perché é morto prima della caduta del muro di Berlino – osserva il sindaco di Eboli, Mario Conte e aggiunge – si doveva fare il Partito Socialdemocratico, ma in quella fase c’erano due grandi personalità che si contendevano il campo, Craxi da una parte e Berlinguer dall’altra.
Poi con la crisi della prima Repubblica e l’intervento dei magistrati questa opzione é scomparsa completamente”.
Appassionato e appassionante Antonio Bassolino, prima di Enrico Berlinguer ha ricordato Enrico Melchionda.
“Enrico ha collaborato con me a Botteghe oscure. Tra i miei collaboratori é stato tra i più bravi e tra i più affettuosi.
E’ morto troppo giovane. Dobbiamo trovare un momento per ricordarlo”.
Bassolino poi ha invitato a riflettere sul passato “ma senza chiuderci nel passato”.
Nitido il ritratto di Enrico Berlinguer: “E’ davvero una figura singolare in primo luogo per la sua straordinaria coerenza in politica internazionale.
“Quando nel direttivo nazionale del PCI facemmo le consultazioni la ragione che fece propendere per la scelta di Enrico Berlinguer a segretario fu talmente forte che persino Giorgio Amendola disse: convengo”.
Antonio Bassolino ha ricordato “la grande predisposizione di Berlinguer per la politica internazionale forse per il fatto che era sardo”.
Una competenza rivelatasi utile in tanti passaggi delicati.
“Nel 1956, quando i carri armati sovietici invasero l’Ungheria nella direzione del partito comunista Berlinguer esprime dubbi.
Erano tutti favorevoli, ma Berlinguer si oppose e con lui il sindacalista. Giuseppe Di Vittorio che lo fece mettere a verbale”.
Una scelta dalle ragioni fisiche “perché per un ex bracciante era fisicamente insopportabile che agli operai e ai lavoratori si opponessero dei carri armati .
Era inconcepibile, anche se quei carri armati appartenevano all’URSS”.
Ad un’attenta platea Antonio Bassolino ha ricordato anche un altro episodio: la visita insieme con Enrico Berlinguer nei paesi del Cratere del 1980.
“Arrivai il giorno dopo il terremoto, uscimmo a Contursi, a Caposele sono quasi impazzito nel vedere quanti compagni erano morti.
Poi andammo a Lioni.
Berlinguer era chiuso nelle spalle ricurve, come se si portasse dentro tutto il dolore del terremoto, come se si portasse dentro il dolore della Croce.
E le persone di lui si fidavano”.
Il funerale di Berlinguer segna “la fine del partito comunista italiano”.
“Berlinguer era una figura unica, comunista comunista, ma democratico, italiano. Persona semplice, come tanti cittadini – ha continuato Bassolino –
per questo Berlinguer aveva tenuto assieme il Pci.
Berlinguer era una persona seria, al suo funerale – continua Bassolino – rimasi impressionato nel vedere quante persone lo salutavano facendosi il segno della croce”.
Quando, invece, le differenze diventano molto forti, quando viene a mancare Berlinguer comincia il declino del Partito Comunista”.
“Berlinguer era bravo nei rapporti con le masse, ma era un uomo riservatissimo – ha continuato Bassolino – solo una volta sono stato a casa sua, un sabato mattina, dovevo parlargli.
Aveva ai piedi delle Clarks. Per un uomo sobrio come lui quella era un’esagerazione. Quasi si scusò dicendomi: è un regalo delle mie figlie, ma le porto soltanto in casa”.
Antonio Bassolino ieri sera a Eboli ha difeso il reddito di cittadinanza come misura di contrasto alla povertà e ne ha, legittimamente, rivendicato la paternità.
“L’attuale vicenda del reddito di cittadinanza per me é impressionante.
In Campania abbiamo fatto noi la prima legge regionale di introduzione del reddito di cittadinanza.
E prima della legge regionale sperimentammo il reddito di inserimento, ma
ci fosse una volta che questa innovazione venga ricordata dal centrosinistra”.
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