Senatore Pittella, la crisi politica di questi giorni impone di riflettere sul futuro del Paese e dell’Europa.
Qual é il suo parere?
“La scelta del presidente Draghi di presentare le proprie dimissioni al Presidente della Repubblica – atto dovuto dopo la grave irresponsabilità dimostrata dal Movimento 5 stelle – e la decisione di quest’ultimo di rifiutarle e far tornare Draghi in parlamento nella giornata di mercoledì per verificare la presenza di un sostegno politico impone ai parlamentari e ai capi dei partiti di trovare un accordo programmatico comune per i prossimi mesi”.
Il Partito Democratico, come ha sempre dimostrato nel suo operato quotidiano nel corso di tutta la legislatura, si muove all’insegna della responsabilità, e proprio per questo motivo mi sento di sottolineare alcune questioni che dovrebbero fungere da requisiti minimi per l’accordo programmatico di cui sopra.
Parliamo dell’azione del Partito Democratico?
“Guardi, come ha sempre dimostrato nel suo operato quotidiano nel corso di tutta la legislatura, il PD si muove all’insegna della responsabilità, e proprio per questo motivo mi sento di sottolineare alcune questioni che dovrebbero fungere da requisiti minimi per l’accordo programmatico di cui sopra”.
Ci sono reponsabilità interne e impegni con l’Europa. E, soprattutto la guerra.
“Il primo punto è che serve un governo credibile, rispettato e profondamente europeista per affrontare gli appuntamenti istituzionali in programma a breve termine. L’Italia deve mantenere una posizione chiara nella risposta alla guerra in Ucraina e alla crisi energetica, sostenendo la scelta di fissare un tetto del prezzo del gas a livello Ue, muovendosi nel solco dei paesi occidentali.
Il governo deve anche farsi promotore di una ambiziosa riforma del patto di stabilità, attesa, secondo quanto riferito dal commissario Gentiloni, per questo settembre, e non far cadere nel vuoto la richiesta del parlamento europeo di convocare una Convenzione per la riforma dei Trattati.
Il governo dovrà anche muoversi a sostegno del candidato portoghese al ruolo di direttore generale del Mes, dopo il ritiro dell’ottimo Marco Buti, che si farebbe portatore di una posizione più in linea con gli interessi dell’Italia rispetto al candidato lussemburghese”.
E poi c’é la finanza pubblica.
“Soprattutto in vista dell’iter della legge di bilancio per il 2023. I dati dell’inflazione e le scelte di politica monetaria della Bce suggeriscono che sia giunto il momento di contrarre la spesa pubblica, per non accentuare ulteriormente l’inflazione e ridurre il debito pubblico, operazione fondamentale per poter avere, allo scoppiare della prossima crisi economica, un maggiore spazio fiscale per sostenere cittadini e imprese”.
Argomentazioni legittime e anche programmatiche.
“Si tratta di un elemento estremamente delicato e politicamente indigesto, soprattutto in un momento in cui i partiti, in vista dell’imminente campagna elettorale, cercheranno di inserire nell’accordo programmi di spesa per accontentare il proprio elettorato”
Il bello é che é importante evitare il peggio.
“Dovremmo avere il coraggio di dire che non è necessaria la presenza di tutti al governo, soprattutto di chi continua a chiedere con insistenza nuovi e onerosi scostamenti di bilancio”.
Non ultimo c’é il Pnrr.
“Se è vero che la continuità operativa del governo è fondamentale per il rispetto delle scadenze delle milestones e dei targets del programma, è anche vero che questo passaggio politico potrebbe essere l’occasione per rafforzare ulteriormente la governance del piano. Mi riferisco in particolare al sostegno agli enti locali e alla comunicazione dei dati sull’effettiva realizzazione degli investimenti. Il successo del Piano è fondamentale per dimostrare all’Europa e al mondo che l’idea di rispondere con risorse comuni a sfide comuni è vincente, che gli stati, in particolare l’Italia, sono affidabili, e che l’Europa è pronta per dotarsi di una politica fiscale e di bilancio comune”.
Il suo é un appello alla responsabilità di tutti.
“Certo, perché sarà la negoziazione tra le parti che stabilirà quale sarà la natura della legge elettorale, quando si andrà a votare, quale futuro avranno importanti iniziative legislative quali la riforma fiscale, il ddl concorrenza, lo Ius Scholae, o la riforma della giustizia tributaria. Ma è bene sottolineare che senza i citati requisiti meglio farsi da parte e lasciare che il governo sia guidato dalle sapienti mani del Presidente della Repubblica e dal manipolo di parlamentari responsabili che vorrà sostenerlo. Certo, sarebbe un colossale fallimento della politica, ma in questo momento l’Italia non può permettersi di sbandare”.
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