Non ho mai atteso l’estate come adesso per tutto quello ch’è accaduto e per quello che c’accade.
L’estate, da sempre, mi sembra il tetto della vita.
Il culmine del tempo possibile da vivere dove splendono amori e passioni, le più struggenti, rapide ed intense, che allora cerchiamo perché è in quel clima che ci sembrano trascinarci di più all’istintività irrinunciabile dell’esistenza.
Ma anche se non vogliamo darci, sempre l’estate ci lancia ancora una volta incontro i rituali dell’amore corporeo ed umorale e nelle sue fantasie ci coinvolge.
È il ritorno a quell’esserci primitivo sulla terra, che ci accompagna da sempre.
È il riaffiorare della vitalità, l’emotivo nascosto in ognuno, che riemerge nel tempo estivo, fra suoni e rumori dell’estate pure nell’inaridirsi dei campi dopo lo sforzo della primavera.
Torna ogni anno, rimpolpa sentimenti, desideri, voglie di vivere.
Ora o mai più.
Questo è il mantra della stagione.
Anche se ci stanca nel caldo, ci soffoca nelle notti roventi, è l’estrema prova alla nostra forza di vivere ed alla voglia che ne abbiamo.
In cambio colla sua luce intensa riaccende i desideri spenti dal freddo, stranamente ora più forti nel corpo, anche se lo sentiamo esausto.
Così fa desiderare il fresco d’una spiaggia di stelle nel buio, o un campo di grano ancora da mietere, nel suo profumo leggero di natura e di buono, colla luna di fronte.
Ovviamente per darci l’amore, quello di sempre, o quello d’una notte, per dare e ricevere felicità.
Allora torna quell’insanabile, eterna giovinezza che comunque ci segue, il contrappeso stagionale alla fatica di vivere.
È il fiume carsico dei desideri che emerge collettivamente, senza dirlo ci unisce nei suoi compiti rituali ai quali per istinto ci disponiamo.
Di fatto ne basta, comunque, solo l’idea per riscoprire dentro di noi la passione per la fisicità, in quel tempo più giusto.
È proprio quel ritorno l’elemento più sublime del piacere estivo, lo dobbiamo aspirare, percepire, provare a viverlo, mentre intorno a noi ricrea ancora una volta la forza della vita, quella che la difficoltà materiale dell’esistenza durante l’inverno ci ha indebolito.
Mi tornano in mente le parole di George Gershwin: ”Summer time, when the living is easy”.
Certo vivere in estate è più facile.
Libertà, che vogliamo, pretendiamo, lo sappiamo tutti quanto l’attendiamo.
Ma non solo per le ferie.
Se fosse così sarebbe poca cosa, un banale evento, consumistico in fondo.
La libertà dell’estate è un evento interiore, perfino allora per gli schiavi della Georgia, è una pausa dalle responsabilità più gravi per ritrovare l’eterna infanzia delle felicità, nella sua luce, la sua luminosità, la leggerezza degli abiti, la facilità d’indossarli, ma pure di toglierli.
Il bello é che per un filosofo sarebbe la riscoperta di quel senso d’eterno del ritorno, che ci fa sentire infiniti ora, qui e sempre.
È la rivincita degl’istinti verso la finitezza del nostro tempo a vantaggio del ripetersi della vita, del riprendersi degli istinti, un ciclo per fortuna sempre uguale e comunque nostra parte invincibile per dono della natura alla quale apparteniamo.
La terra irrigata per i nuovi cibi è l’attesa fantasticata dei suoi frutti di stagione, gli odori dell’estate, il vento del mare o il fiotto d’aria nella calura della sera, che rinfresca la cena, è ancora una volta un richiamo semplice ma indispensabile al riciclarsi della vita.
E potrei continuare ancora.
Tutto ora lega al filo rosso dell’esistenza più bella, che continua dopo i grigiori e la paralisi dell’inverno dove tutto si ferma intorno e pesa dentro di noi.
Ora c’è la certezza d’una nuova leggera stagione di vita che ci spinge a desiderare d’esistere.
Ci sentiamo certamente parte di quella teatralità fertile che l’esistenza ci propone e da protagonisti ciascuno a nostro modo la viviamo, anzi sentiamo di doverla vivere per rifornisci di gioia.
Quindi non per il dolore della guerra ma per la felicità dell’esistenza possiamo ancora una volta usare le parole di E. Hemingway: ”Non chiederti per chi suona la campana. La campana suona per te”.
Allora non delegare agli altri i riti e le gioie dell’estate.
La campana della vita suona ancora per te.
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