Napoli e il suo gioiello nascosto: Sant’Anna dei Lombardi
Nel centro di Napoli, nella piazzetta di Monteoliveto, appena defilata dalle principali vie del centro storico, troviamo una chiesa monumentale di eccezionale valore storico-artistico e rara bellezza: la chiesa o complesso monumentale di Sant’Anna dei Lombardi.
La facciata sobria, anonima, spoglia, non rende giustizia a questo gioiello napoletano dalle molte sorprese.
A farci da guida in questo suggestivo ambiente, é Mario Davide de Iorio, laureato in archeologia e storia dell’ arte, volontario del servizio civile presso il complesso monumentale.
A lui chiediamo innanzitutto la storia di questa chiesa.
“Questa chiesa nasce con il nome di Santa Maria di Monteoliveto ed era parte integrante del monastero benedettino degli Olivetani (monaci di Monteoliveto, vicino Siena) fondato nel 1411 da Gurello Origlia.
Con Alfonso I di Napoli, fu ampliata ed arricchita e divenne una delle chiese preferite della corte aragonese.
Per il loro appoggio alla Repubblica Napoletana, nel 1799, l’ Ordine dei Monaci Olivetani venne soppresso da Ferdinando IV.
Il bello é che la chiesa fu ceduta all’ Arciconfraternita dei Lombardi, già presente in zona, e da allora ha assunto il nome di Sant’ Anna dei Lombardi”.
“Questa chiesa é un meraviglioso connubio di arte napoletana e toscana di estrema raffinatezza.
Ed e ‘ proprio il termine “toscana” che rende unico il complesso monumentale di Sant’ Anna dei Lombardi; la maggior parte degli artisti che abbellirono la chiesa ed il monastero dal xv sec. in poi erano infatti toscani: Antonio Rossellino, Benedetto da Maiano, Michelangelo (all’ epoca adolescente e allievo del da Maiano), Giorgio Vasari.
Entrando dalla biglietteria del museo, incontriamo uno dei grandi capolavori della scultura rinascimentale: “Il compianto sul cristo morto” di G. Mazzone datato al 1492 e noto per l’estremo effetto realistico delle figure nella loro drammaticita’, e dei dettagli.
Si tratta di 8 sculture in terracotta, a grandezza naturale, in origine policrome.
Proseguendo lungo il corridoio, ci si ritrova nell’ ambiente piu’ suggestivo del complesso, ossia la sagrestia vecchia, precedentemente refettorio del monastero, la cui volta fu affrescata da Giorgio Vasari tra il 1544 ed il 1545 per i monaci olivetani.
Vasari rimodellò l’ architettura gotica che caratterizzava quel vano e, lavorate a stucco le volte, realizzò tre campate decorate a grottesche.
La volta di ingresso riprende il tema della religione, quella centrale il tema dell’ eternità e la terza campata il tema della fede.
Vasari si ispirò all’ arte di Michelangelo, realizzando a Napoli, con sapienza ed eleganza, una piccola cappella sistina.
Le pareti laterali della sagrestia sono adornate da tarsie lignee attribuite a fra’ Giovanni da Verona.
Vi sono raffigurati temi diversi, con l’abile uso della prospettiva.
Dalla sagrestia passiamo alla chiesa, ove si ammira il classico “pastiche” barocco della chiesa napoletana.
E’ una chiesa a navata unica, con cinque cappelle per lato, un meraviglioso soffitto cassettonato ed un pavimento a mosaico.
Elementi di spicco sono i due altari gentilizi cinquecenteschi dei Ligorio e Del Pozzo, opere rispettivamente di Giovanni da Nola e Girolamo Santacroce, e le due stupende cappelle: la Cappella Correale, che ospita le sculture di Benedetto da Maiano, e la Cappella Piccolomini, in cui si puo’ ammirare la raffinata “Adorazione dei pastori” di Antonio Rossellino, due grandi esempi di arte rinascimentale qui a Napoli.
Nella zona presbiteriale, inoltre, si ha la possibilità di accedere all’ ipogeo della chiesa, dove possiamo ammirare gli scolatoi dei monaci e gli affreschi realizzati, probabilmente, tra il XVII ed il XVIII secolo.
La chiesa ha ospitato negli ultimi anni della sua vita Torquato Tasso, che vi scrisse La Gerusalemme Liberata.
Il museo, da poco inserito nel circuito dei grandi siti culturali napoletani, é visitabile 7 giorni su 7, con possibilità di prenotazione sul sito www.santannadei lombardi.com
Dal 2017 la cooperativa sociale “ParteNeapolis”, di cui é cultural manager la dr.ssa Ambra Giglio, cura la gestione dei servizi museali per il complesso monumentale organizzando visite guidate, eventi e supporto all’ accoglienza.
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Si trattava del famoso sapone di Marsiglia, capace di lavare ogni cosa: stoviglie, biancheria, capelli…questo sapone non si vendeva ma era ricevuto dal “saponaro”, venditore di oggetti che, girando per i quartieri alla ricerca di cose vecchie, barattava le stesse con il famoso sapone giallo.
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