Arte

Il Teatro alla Scala si apre a tutti

Prove d’orchestra, di opera lirica, di balletto, il Teatro alla Scala di Milano offre a tutti, con le sue matinées, la magia della musica, della scenografia, del canto, del bello in una cornice delle più spettacolari al mondo. Il Teatro: un’altra vita.

 

Accompagnati da una guida del Teatro alla Scala di Milano ci addentriamo sotto il palcoscenico ampliato e ristrutturato nel 2004.

Perché La Scala è considerato uno dei teatri più ambiti al mondo?

Senz’altro per la sua acustica– ci spiega. Con l’ampliamento del palcoscenico ed il restauro del 2004 si è voluto dotarlo di una macchina teatrale eccezionale che muove il palcoscenico in tutte le direzioni, ma soprattutto si sono tolti i calcinacci sotto il pavimento ligneo, rimasti dalla ricostruzione post-sbellica. Questo ha migliorato l’acustica.

Teatro alla Scala – Palcoscenico
Scenografia di “Un Ballo in Maschera” G. Verdi
Foto di Vittorio Tagliabue
Il colore rosso dei palchi, le tappezzerie dei salottini, il dorato degli stucchi. Il teatro è sempre stato così?

All’epoca di Maria Teresa d’Austria, che non amava molto recarsi all’Opera, non esisteva il “mistico golfo”, cioè lo spazio attuale dell’orchestra e si presume che i legni che coprivano le pareti del teatro fossero dipinti di azzurro, come si può ancora vedere nella Barcaccia.

Teatro alla Scala – Mistico Golfo
Foto di Vittorio Tagliabue
La Barcaccia è quel palco a destra del palcoscenico più grande con i colori originari?

Sì, Il palco del viceré all’epoca napoleonica, con il suo caminetto, il cotto originario e i legni azzurrini.

Il colore rosso dei velluti, delle sete venne dopo.

Teatro alla Scala – Vista da un palco
Foto di Vittorio Tagliabue
I nobili consumavano cibo e bevande nei propri palchi e oggi?

È un rito andare al Teatro alla Scala, in particolare alla prima del 7 dicembre, Sant’Ambrogio, ma la musica si avvicina a tutti, grazie alle iniziative offerte anche ai più giovani, alle matinées in cui è possibile assistere allo spettacolo in allestimento, alle sue prove.

Perché la lirica oggi? Lo chiediamo a Rossella Talice, soprano Verdiano, dopo avere assistito alle prove di “Un ballo in maschera “di Giuseppe Verdi.

Perché l’Opera è stata lo spettacolo per eccellenza per due secoli e mezzo. Basti pensare che all’apertura del Canale di Suez si pretese per l’occasione che Giuseppe Verdi scrivesse un’opera ambientata in Egitto. Così nacque Aida. Lo zar di Russia, per inaugurare il teatro di San Pietroburgo, richiese sempre al maestro più celebrato di allora un’altra Opera. Giuseppe Verdi compose “La forza del destino”.

 

È impresa ardua avvicinare i giovani alla lirica?

Direi al contrario che è impresa contemporanea e alquanto amata e gratificante.

Io insegno canto lirico e posso garantire che se paragoniamo la lirica a uno sport, questa sarebbe uno sport estremo e ai ragazzi piace molto provarsi nell’estremo.

 

Talice Rossella – insegnante di canto lirico
La totalità delle sensazioni?

Sì. La sensazione di cantare la lirica coinvolge tutto il corpo. La colonna d’aria che lo attraversa ne dà la completezza assoluta. È un fenomeno di fisica acustica che consente alla voce di dominare tutto, di emergere persino al di sopra dell’orchestra. E i giovani apprezzano questo.

La lirica ha resistito nel tempo.

Cambiavano i gusti, gli stili, ma la lirica ha resistito.

La tragedia, genere assente nella letteratura italiana dell’Ottocento, è in musica ed è la Lirica. Poi i personaggi dei melodrammi affascinano. Quelli femminili, soprattutto. La Bohème di Puccini è l’Opera più rappresentata al mondo.

 

Ci parli del suo repertorio, di Lei, della sua formazione.

 

“Un ballo in maschera”, così come “Trovatore”, “Aida”, appartengono al mio repertorio. Io sono un soprano scuro cioè non sono mezzo soprano né contralto per il volume diverso della voce e mi colloco, data l’estensione delle mie corde vocali, un po’ più in basso rispetto al soprano dai gorgheggi e dagli acuti argentini.

 

Quando la scoperta della sua passione?

Fu la scuola media, dove ci si avvicina alle note, al solfeggio, a darmi la passione per la musica in genere e i dischi in vinile dell’insegnante alla lirica. Il canto arrivò dopo. Dopo che mi ero cimentata anche con altri generi musicali, ritornò in me quella passione, quella curiosità che mi spinse, già laureata in lettere classiche, a mettermi alla prova.

Una cantante matura, dunque.

Sono consapevole di non essere stata una giovane promessa, ma un’adulta favorita dalla scoperta di un talento. Fu il mio maestro scaligero a incitarmi, dopo avermi ascoltata, dicendomi: “Si può fare”.

La frase mi risuona dentro ancora oggi e quindi volo sulle ali della musica.

Conosco allievi di fama internazionale. L’ambiente è eccezionale.

Mi piace pensare a questo periodo come a un ordito del ricamo più prezioso dai tanti fili colorati. A ciascun punto finisco per attribuire la personalità di una delle eroine verdiane. Azucena del Trovatore, soprattutto, è il punto pieno.

 

Punto pieno, punto piatto, direi che, se dovessi attribuire un punto del ricamo più semplice ai melodrammi, sceglierei sempre il punto a croce.

S’incrocia il filo come s’incrociano le sorti e la tensione delle storie e degli amori è come quell’ago che passa formando una croce da un vertice all’altro. Tutto si vive e l’emozione coinvolge tutti sul palcoscenico e in sala. Il Teatro: un’altra vita.

 

Teatro alla Scala – Lampadario centrale
Foto di Vittorio Tagliabue
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di Barbara Avanzini

Barbara Avanzini

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