Cultura

Il museo della tipografia più piccolo del mondo si trova a Napoli

NAPOLI. Siamo in via dell’Anticaglia, uno dei vicoletti caratteristici del decumano superiore della città. Qui, al civico 12, sorge il “museo più piccolo del mondo della tipografia”.

Carmine Cervone, titolare della bottega/museo, ha avuto l’intuizione di aprire ai turisti e ai curiosi il piccolo spazio in cui campeggia una macchina linotype perfettamente funzionante.

tipografia/museo di Carmine Cervone

 

Da quanti anni esiste il museo?

Dal 2001, quando ho deciso di mettermi in proprio. Lavoravo già nelle arti grafiche, ma con macchine tipografiche moderne.

 

Era già nelle tue intenzioni ritornare al vecchio metodo di stampa?

In effetti sì. Fin da piccolo ho trascorso molto del mio tempo libero nella tipografia di mio nonno prima e di mio padre poi e sono subito rimasto affascinato da quel mondo fatto di numeri e lettere.

La svolta vera c’è stata proprio quando ho deciso di aprire la mia bottega. Un vecchio linotipista mi ha proposto di prendere con me una vecchia linotype, un modello addirittura precedente a quello con cui un tempo si stampava Il Mattino e di provare a rimetterla in funzione.

macchina linotype – foto di Gennaro Galdi

 

caratteri della linotype

 

Un oggetto imponente per dimensioni collocato in uno spazio ristretto.
Non hai pensato neanche per un momento che fosse una follia?

 

Neanche per un attimo. Ho accettato di buon grado di adottarla e da lì non mi sono più fermato. Le macchine stampatrici moderne, in digitale e ormai anche in 3D, avevano fatto perdere gran parte del romanticismo alle frasi stampate. Le parole, scritte consequenzialmente una uguale all’altra, con uno stile freddo e amorfo, non mi piacevano. Avere la possibilità di far rinascere la stampa antica mi è sembrato un segno del destino.

In quel momento seppi guardare oltre e pensai che quella poteva essere la giusta anima della composizione meccanica per il mio progetto.

Non avendo molto da investire, decisi di andare nei depositi di dismissione a cercare altre macchine ormai obsolete che sapevo fossero non solo ancora funzionanti, ma potessero dare un prodotto differente rispetto a quello a cui eravamo e siamo ancora oggi abituati.

E così, tra olio, grasso e grafite, ho incominciato a comporre e produrre righe fatte di parole, qualche volta di poesia. Quello che mi ha sorpreso, e neanche poco, è stata l’attenzione della gente, dei passanti, degli artisti che iniziavano pian piano a richiedermi espressamente questo “nuovo” sistema di stampa.
Il tuo racconto profuma di favola, una favola metropolitana di cui la città di Napoli è piena.
Semplice o complicato perseguire la strada prefissa in una città ricca di contrasti, sempre in bilico tra modernità e tradizione?

 

In effetti complicatissimo. Anche perché lungo la strada ritrovi inevitabili varianti, nuove idee. Forme e spazi che invece di venirti incontro ti portano altrove. Ed è un po’ quello che è accaduto: dall’ idea tutto sommato semplice di mettermi in proprio lavorando con dei veri e propri “ferri vecchi”, siamo finalmente giunti a quella che oggi è definita non più una semplice tipografia, ma una vera installazione artistica che diventa addirittura un museo.

 

Carmine alla sua postazione

 

Raccontaci dei tuoi lavori “del cuore”, quelli che più ti è piaciuto realizzare.

 

Potrei fare un lungo elenco dei lavori che mi sono rimasti di più nel cuore e dei vari artisti che si sono succeduti in bottega per richiedere i miei servizi.

In verità quello che maggiormente amo è un lavoro ancora in fieri ed è la ristampa della Divina Commedia.

Il capolavoro di Dante mi ha sempre affascinato per la sua struttura e per la numerologia di cui è pregna, caratteristiche che sembrano fatte apposta per un lavoro tipografico d’eccellenza. Ho iniziato a lavorarci il 25 marzo dello scorso anno, “Dantedì”.

 

la Divina Commedia – foto di Ferdinando Kaiser

 

Un lavoro a “tiratura limitata”?

La tiratura dei miei lavori che fanno parte della categoria “libro d’artista” è sempre limitata.

 

Quali le novità del prossimo futuro?

Riuscire a spostare la mia tipografia/museo in un luogo accessibile a gruppi di visitatori più numerosi, rendendolo più performativo ed esperienziale, ma lasciandogli le caratteristiche di museo “più piccolo del mondo”, e posso dire con gioia che ci sono quasi.

 

stampa

di Marianna Addesso

Marianna Addesso

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