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Metaverso, dopo la violenza sessuale si apre il dibattito sui rischi. Intervista a Ersilia Trotta

Metaverso saremo in grado di “teletrasportarci istantaneamente come un ologramma”. Parola del geniale  Mark Zuckerberg. 

Presto avremo un avatar da utilizzare su tutte le piattaforme del gruppo e accederemo al Metaverso con i visori di Oculus.

La realtà virtuale ci porterà in dimensioni inimmaginabili e probabilmente, sconvolgerà le nostre vite.

Sappiamo bene che tutte le novità possono essere declinate nel bene e nel male. E il male si é già moanifestato.

Ne abbiamo parlato con l’avvocato Ersilia Trotta, consigliere dell’Ordine degli Avvocati di Salerno,  Dottore di Ricerca in diritti della persona e comparazione, componente della Commissione CNF di diritto di famiglia, docente a contratto presso la SSPL Unisa.

Avvocato, che cos’é il Metaverso?

 

“Il naming Metaverso,  unitamente al pittogramma prescelto dall’azienda, il simbolo matematico dell’infinito che si deforma ricordando l’iniziale M, evocano nell’utente l’ immagine di un modo proiettato verso confini spazio-temporali irreali e sconfinati realizzando una “nuova frontiera dell’interazione online” .

Si apre un universo parallelo, un’esistenza alternativa, per gli sfigati, forse, più gratificante della vita reale?

 

“La realtà virtuale realizzata nel Metaverso è stata progettata con lo scopo di indurre l’utente medio a percepire erroneamente la possibilità di idealizzare e quindi realizzare, nell’universo parallelo, una propria esistenza alternativa, fuori dalle regole del mondo reale.

Una percezione delirante che  viene ulteriormente amplificata dalla possibilità fornita agli utenti, attraverso l’utilizzo di dispositivi sensoriali (Headset, data glove suit), di concretizzare interazioni realistiche attraverso esperienze empiriche capaci di incidere nella sfera personale altrui, con contatti fisici e stimolazioni tattili reciproche”.

Si parla di “percezione aptica”, può spiegarci cos’é?

“Nel mondo reale il corpo percepisce ciò che i sensori remoti del proprio alter ego virtuale riportano come stimolo sensoriale attraverso la “percezione aptica” e la “propriocezione.

La percezione aptica è il processo di riconoscimento degli oggetti attraverso il tatto”.

Potremo abbracciarci anche a diecimila chilometri di distanza?

“L’immedesimazione sensoriale del corpo nella realtà virtuale rende quasi impercettibile alla mente la consapevolezza di vivere un’esperienza digitale, proiettando l’utente in una spazialità tridimensionale para-reale”.

E’ evidente che non si tratterebbe solo di innocenti abbracci.

“La convinzione di vivere una realtà non coercibile, scevra da regole comportamentali, idonea a creare uno status di impunità assoluta per l’inevitabile anonimato dell’autore celato dietro all’alter ego digitale, stimola gli utenti ad eccedere i limiti della dimensione reale varcando la soglia del proibito alla ricerca di esperienze trasgressive ed emozioni forti”.

La beta tester director della società di tecnologia virtuale “Kabuni Ventures”, Nina Jane Patel la quale, lo scorso 26 novembre 2021, al suo primo accesso alla piattaforma Horizon Words, è stata vittima di un vero e proprio assalto sessuale di gruppo.

 

foto fonte web

“Purtroppo sì e prevedere l’opzione “safe zone” tra le modalità di accesso alla piattaforma non è servito ad impedire la commissione di un vero e proprio stupro di gruppo virtuale.

Nina Jane Petel ha subito aggressioni verbali, molestie e violenze fisiche ad opera di tre utenti del metaverso, incitati da altri avatar vogliosi e scatenati, che hanno scattato foto e realizzato video della violenza”.

Fatto il danno, si é cercato di rimediare.

“Meta è corso ai ripari prevedendo una nuova impostazione predefinita chiamata “Personal Boundary” (confini personali) che impone agli avatar un distanziamento sociale di almeno un metro sulle piattaforme Horizon Worlds e Horizon Venus che ospitano spettacoli e concerti, l’allarme rimane! Basta richiamare il fenomeno “Proteus effect” per comprendere la portata del rischio connesso al metaverso”.

Noi e il nostro avatar, possibile uno sdoppiamento della personalità? Dottor Jekyll e mister Hyde?

“Basta richiamare il fenomeno “Proteus effect” per comprendere la portata del rischio connesso al metaverso. I risultati degli esperimenti condotti da Nick Yee e Jeremy N. Bailenson  hanno dimostrato che le scelte di autorappresentazione online adottate dagli utenti sulle piattaforme virtuali influenzavano il comportamento adottato dagli alter ego reali in modalità offline. 

Appare evidente che la violenza posta in essere ai danni della director Nina Jane Patel deve indurci a riflettere sul futuro del diritto nel metaverso e sulla configurabilità del danno virtuale”.

Abusi virtuali, ma pur sempre abusi.

“Katherine Cross, specialista degli abusi online all’ateneo di Washington ha chiarito che “Quando la realtà virtuale è immersiva e reale, gli atteggiamenti tossici che vi accadono diventano automaticamente reali”.  Seppure non subiti fisicamente nella realtà fattuale, gli abusi virtuali determinano un danno al benessere psicofisico della vittima implicante un obbligo risarcitorio connesso alla responsabilità personale del reo”.

Il nostro ordinamento cosa prevede per tali fattispecie?

“In Italia l’art. 609 bis c.p.  richiede, per la configurabilità del reato di violenza sessuale, il compimento di atti sessuali tipici. Non potendo trovare applicazione l’art. 609 bis c.p., dovrebbe ricorrersi alla configurabilità del reato di“sexual harassment online” operando una equiparazione dei crimini online a quelli tradizionali, sia in termini di repressione penale che di perseguimento dei responsabili”.

Donne vittime nella vita reale e anche nel Metaverso.

“Il Grevio (Gruppo di esperti sulla lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica) nella Raccomandazione adottata il 25 novembre 2021 affronta la tematica della violenza digitale richiedendo al Consiglio di Europa interventi volti alla promozione dell’inclusività digitale delle donne e della loro tutela”.

Alterum non laedere, é un fondamento del diritto romano

“Accanto alla responsabilità penale dell’autore del reato deve configurarsi anche una responsabilità contrattuale del gestore della piattaforma per non aver vigilato sulla corretta fruizione del servizio fornito.

Non può ritenersi sufficiente per l’esonero di responsabilità, dichiarare di aver fornito agli utenti le funzionalità di sicurezza idonee ad interdire indiscriminatamente contatti o interazioni tattili fra avatar”.

La questione é ancora aperta?

“La modalità “Personal Boundary” prevista da Meta imponendo, infatti, il distanziamento sociale fra avatar, contraddice la funzionalità sensoriale promessa dalla piattaforma escludendo la facoltà di scelta prevista dalle app di dating.

Perchè il sistema fornisca idonee garanzie agli utenti è indispensabile prevedere regole stringenti in tema di validità del consenso prestato dall’utente ad un sistema automatizzato che si avvale di un algoritmo per la valutazione oggettiva di dati personali”.

Chi dovrà tutelarci?

“Spetta all’Unione Europea creare un internet governance per garantire l’applicazione di principi condivisi, norme, regole, procedure decisionali e di funzionamento per l’uso di Internet e dei suoi servizi”

Attenti al web, le insidie corrono veloci.

“A noi l’impegno di modificare il modello di business dei social network attraverso la realizzazione di una società consapevole”.

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di Ornella Trotta

Ornella Trotta

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