L’Alzheimer è una malattia devastante, sia per la persona che purtroppo ne è affetta che per i familiari, è quella che stravolge maggiormente le caratteristiche individuali per arrivare a spegnerle progressivamente ed a lasciare il cielo completamente vuoto e buio!
“Le malattie dell’anima sono più pericolose e terribili di quelle del corpo.” Cicerone si riferiva forse all’Alzheimer?
Credo che una delle definizioni più belle e corrette l’abbia data mio marito che non sa di essere malato di Alzheimer.
Un giorno, per spiegare il suo malessere mi ha detto: mi sento come quei palloncini rossi che volano nel cielo, vagano senza sapere dove andare e la terra è così lontana e confusa.
Non lasciare mai il mio filo. Ti prego”.
E noi familiari cos’altro possiamo fare, se non tenere con tutte le nostre forze quel filo stretto fra le nostre mani anche quando ci sanguinano come ci sanguina il cuore.
Anche quando ti dice che le persone che non hanno memoria, non hanno più radici, non sanno chi sono, a chi appartengono e perciò non hanno “diritto” di vivere, perché senza ricordi non sei nessuno!
Infatti è la memoria che dà senso alla vita, perdendo la memoria si perdono le sensazioni, i sentimenti, le emozioni.
Le stelle si spengono una ad una.
Per il malato di Alzheimer il suo presente è fatto di inutili eventi senza senso, senza passato e senza più un futuro.
Quando vedo mio marito seduto, immobile che sembra immerso in chissà quali pensieri, mi illudo e chiedo: cosa stai pensando così intensamente? E lui, mortificato risponde: “non so”. Io lo sprono, ma lui non riesce ad uscire da quel tunnel pieno di nebbia.
Ho letto di persone che sono morte (clinicamente) e sono tornate indietro e ci hanno raccontato cosa c’è al di là del tunnel!
Hanno parlato di un attraversamento di un tunnel buio in fondo al quale si intravede distintamente una luce percepita nel contempo come una entità viva, che emana un amore illimitato, pace e comprensione.
Dal tunnel dell’Alzheimer purtroppo non è mai tornato nessuno!
Cosa c’è, non alla fine del tunnel, ma in quel tunnel!
Nessuno è tornato per dirci se quella fitta nebbia che li avvolgeva aveva lasciato permeare le nostre parole, le nostre angosce, il nostro affetto.
Noi non siamo in grado tuttora di capire cosa prova il malato di Alzheimer se non nella fase iniziale.
Sicuramente smarrimento, emarginazione, disorientamento ed io credo anche tanta tristezza.
Il corpo ci dice sovente che ha male all’anima, sta a noi cercare di capirlo, ma è molto difficile.
Mai come ora, in questo caso, trovo che le parole di una poesia che lessi tempo fa siano appropriate: “ … conta i fiori del tuo giardino mai le foglie che cadono,
conta le ore della tua giornata dimentica le nuvole,
conta le stelle delle tue notti mai le tue ombre,
conta i sorrisi della tua vita non le tue lacrime….”
Questo è ciò che si dovrebbe fare vivendo affianco ad un malato di Alzheimer!
Eppure…
Eppure strano a dirsi c’è anche del bello riguardo all’Alzheimer!
E’ bello, quando il compagno di banco del liceo di tuo marito ti chiama perché ha saputo della malattia e dopo 40 anni desidera rivederlo, desidera guardarlo negli occhi con la speranza di essere riconosciuto, desidera strappargli un sorriso con i tanti ricordi da rivivere, desidera semplicemente baciargli le guance e stringergli le mani.
E’ bello, quando i suoi figli, che sono stati quasi totalmente ignorati perché il lavoro era la cosa più importante della sua vita, ora lo guardano e lo comprendono con tanta dolcezza e tanto affetto.
E’ bello, quando gli abitanti del piccolo borgo dove vivi, che prima lo salutavano con un misto di rispetto e soggezione ora, quando mi affaccio alla porta e non lo vedo, subito con un sorriso mi dicono: “tranquilla signora ci siamo noi, abbiamo visto dov’è andato … non lo perdete!”
E’ bello, quando gli do una piccola incombenza e lui stringe la lingua tra i denti per l’impegno per cercare di svolgerla… i piatti non sono una cosa facile da asciugare!
E’ bello, quando i gatti di casa girano, girano e si acciambellano sulle sue gambe perché sanno che è lui quello che più bisogno delle loro fusa!
E’ bello.
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