Umberto Malapelle è un giovane ricercatore in anatomia patologica, membro del collegio dei docenti del Dottorato in Sanità Pubblica e Medicina Preventiva dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Specializzato nell’implementazione di tecnologie di biologia molecolare di nuova generazione per lo studio di bio marcatori predittivi. Vanta prestigiose collaborazioni internazionali: è presidente della Young Committee della International Society of Liquid Biopsy, è nel gruppo di esperti coordinato da Silvia Novello per la stesura delle linee guida Associazione Italiana Oncologia Medica per il trattamento dei pazienti con tumori al polmone. Affianca Christian Rolfo, direttore dell’Oncologia Toracica della Maryland University a Baltimora.
Collabora sia con l’istituto oncologico Rosell che con il Pangea Oncology di Barcellona. Fin qui tutto lineare, se non fosse che Umberto Malapelle è nato a Napoli nel Rione Sanità ed ha solo trentacinque anni.
La sua è una storia di riscatto e di merito che cancella tanti luoghi comuni. Tre le persone che ricorda con gratitudine: la professoressa di storia del liceo di Pozzuoli, Libera Scotto, il professore di fisica della stessa scuola, Salvatore Esposito e il professore Giancarlo Troncone, ordinario di Anatomia Patologica alla Federico II di Napoli. “Al liceo non era semplice per me già solo parlare in italiano. Quei professori riuscirono a vedere oltre le apparenze. Mi seguivano da vicino, fuori dall’orario di lavoro. Mio padre mi spingeva a studiare, diceva che la mia strada non doveva essere quella della famiglia. Scelsi il liceo scientifico di Pozzuoli perché era lontano dai luoghi in cui ero nato”. Alla Federico II diventa allievo di Giancarlo Troncone: “Non è sempre vero che l’Università è piena di figli di papà. Il merito va al mio mentore, il professore Giancarlo Troncone che ha costruito una squadra di figli di nessuno. Ho già conseguito l’abilitazione alle mansioni di professore associato”.
Si racconta con leggerezza, è un fiume in piena. E’ gioviale, entusiasta, ottimista: “Sono nato in un quartiere bellissimo, ma molto difficile, il Rione Sanità. Ho avuto una famiglia difficile. Nonostante i miei genitori abbiano cercato di darci degli esempi positivi il mio primo fratello ha percorso una strada brutta, ma adesso è rientrato”. La prematura scomparsa del papà lo segna: “Morì di tumore al polmone quando avevo diciannove anni, ma già prima avevo scelto di studiare”. Furono anni duri: “Ho lavorato fino al dottorato, studiavo di pomeriggio e lavoravo di sera. Per un periodo rilegavo libri, poi davo una mano a preparare impianti elettrici nella ditta del papà di un mio compagno delle medie”.
Professore, lo sa che la sua è una storia esemplare? “Auguriamoci che possa diventare una storia normale”.
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